Fin dall’antichità, essere donna è stato difficile.
In passato, la donna è stata relegata in un ruolo secondario e marginale all’interno della società.
Se, al giorno d’oggi, noi donne possediamo una posizione migliore e abbiamo (quasi) gli stessi diritti di un uomo lo dobbiamo a quelle donne che, prima di noi, si sono battute affinché questo avvenisse.
Poi certo, la posizione della donna non è ottimale in tutte le parti del mondo e anche nella nostra società abbiamo ancora le nostre battaglie da affrontare.
Ma se nei secoli passati nella realtà quotidiana la donna era marginale e i suoi unici compiti erano quelli di amare il marito e accudire i figli, fin dall’antichità nelle opere teatrali i personaggi femminili catturano su di sé l’attenzione e si prendono la scena.
I personaggi femminili in teatro
Tantissime opere teatrali, nel corso della storia, ci hanno donato ruoli femminili passati alla storia e che ancora ci appassionano.
Spesso i grandi autori teatrali hanno affidato alle donne sentimenti estremi e devastanti, che possono condurle ad un finale decisamente tragico.
Altre volte invece hanno portato alla luce personaggi femminili teatrali con un’ intelligenza e una sagacia fuori dal comune. In questo caso si tratta di donne che spesso riescono a ingannare l’uomo, traendo profitto dalla situazione.
Personaggio femminile non significa sempre personaggio buono…
I drammaturghi, quindi, nelle loro opere hanno dato una nuova importanza al ruolo della donna, lasciando intendere che anche lei può fare la differenza.
Questo non significa assolutamente che i ruoli femminili degni di nota siano solo positivi.
Nella drammaturgia teatrale occidentale, infatti, ci sono personaggi femminili che sanno essere davvero crudeli, scontrandosi con la visione tradizionale e consolatoria della donna dolce e delicata.
In questo articolo voglio parlare di dieci personaggi teatrali femminili.
Dieci personaggi femminili che, sono sicura, ogni attrice vorrebbe avere la fortuna di interpretare almeno una volta!
Donne autodistruttive.
Quando pensiamo a uno spettacolo teatrale, ci può venire in mente una storia tragica che generalmente non ha un lieto fine. E se pensiamo alle eroine tragiche, pensiamo alla loro vita senz’altro poco felice.
C’è però da dire che a volte è proprio il comportamento e il temperamento dei personaggi stessi a causare la loro rovina.
E così, le scelte che compiono non fanno altro che avvicinarle ad un finale tragico e auto distruttivo.
E’ il caso di due splendidi e terribili personaggi femminili, la Medea di Euripide e la Lady Macbeth di Shakespeare.
1. Medea.
“Medea” di Euripide
per amore di suo marito Giasone, Medea ha compiuto in passato gesti orribili. Ha tradito la sua patria, ucciso il fratello e abbandonato la sua città natale. Ha tradito e rinnegato le sue origini, solo per amore di Giasone.

Ma quest’ultimo, probabilmente non innamorato quanto Medea, dopo qualche anno di matrimonio decide di lasciarla perché politicamente ed economicamente gli conviene sposare la figlia di Creonte, il re di Corinto.
Da una donna come Medea, di fronte all’eventualità di essere tradita e abbandonata, non possiamo aspettarci un atteggiamento remissivo.
Da lei possiamo aspettarci solo una reazione esagerata, devastante. Una vendetta.
Una vendetta atroce e estrema, che non risparmierà nemmeno la vita dei figli della coppia.
Medea, infatti, arriverà ad uccidere i suoi stessi figli, per arrecare maggior sofferenza possibile al Giasone.
È evidente che così facendo certamente si vendica, ma fa del male anche a se stessa. Anche lei ama i suoi figli. E ucciderli la devasta.
2. Lady Macbeth.
“Macbeth”, di W. Shakespeare.
La Lady Macbeth di Shakespeare non è da meno. Anche lei, come Medea si autodistrugge e rovina per sempre la sua esistenza e quella di suo marito.
A differenza di Medea, però, la distruzione che deriva dalle sue azioni non è sempre consapevolmente da lei voluta e compiuta.
Come racconto più dettagliatamente in un mio articolo su Lady Macbeth, la nostra eroina è una donna molto ambiziosa e senza scrupoli. Per il bene del marito è disposta a fare di tutto.

Questo lato del carattere di Lady Macbeth si delinea subito fin dalla sua prima apparizione in scena. Leggendo la lettera del marito, in cui le racconta di aver avuto un incontro con tre streghe che gli hanno predetto un futuro da re, lei non ha dubbi.
Per far sì che la profezia si avveri, suo marito deve uccidere l’attuale re di Scozia e quindi prenderne il posto.
Lady Macbeth porta il marito al regicidio ed è lei che architetta sapientemente il piano per compiere il delitto.
Raggiunge così il suo obiettivo.
Purtroppo per lei, non ha fatto i conti con le conseguenze che questo omicidio porta con sé.
Macbeth, nei giorni successivi al regicidio, diventa sempre più ossessionato dall’idea che qualcuno possa sapere il loro inconfessabile segreto.
Preso da una malsana mania di controllo, uccide o fa uccidere chiunque egli sospetti di sapere, arrivando ad uccidere anche donne e bambini.
Lady Macbeth non riesce a fermare la follia omicida del marito. Si sente responsabile della spirale di violenza che ha innescato e non sa porvi rimedio.
Rosa dal rimorso e dal senso di colpa, si suicida. E anche suo marito non farà una bella fine…
Donne emancipate.
La storia del teatro ha dato alla luce anche personaggi femminili ammirevoli, dalla forte integrità morale. Donne ribelli che si scontrano con l’ipocrisia della società e del potere.
Due personaggi così sono l’Antigone di Sofocle e la Nora di “Casa di Bambola” di Ibsen.
Entrambe, per amore della famiglia, non esitano a compiere gesti che la società in cui vivono disapproverebbero.
La loro unica colpa è di non essere come gli altri si aspetterebbero, di avere un pensiero indipendente e di essere emancipate.
3. Antigone.
“Antigone”, di Sofocle.
Fin da piccola, Antigone ha avuto una vita disgraziata. E in effetti, non poteva essere altrimenti, visto che è nata da un rapporto incestuoso. Suo padre è Edipo.
Ques’ultimo, una volta scoperto che sua moglie in realtà è sua madre, roso dal senso di colpa abbandona Tebe, la città di cui è regnante, accompagnato dalla figlia Antigone.
In loro assenza i due fratelli di Antigone, Eteocle e Polinice, si danno battaglia per la conquista del trono.
Entrambi muoiono, ma il nuovo re di Tebe non permette la sepoltura di Polinice, perché ritenuto traditore e nemico della patria, visto che ha ucciso Eteocle mentre era re.
Antigone, tornata in città, si oppone alla decisione del re di Tebe. Sfida quindi il potere e la società in cui è inserita, dando degna sepoltura a Polinice, anche se la punizione per chi disattende questo ordine è la morte.
Antigone perciò è un personaggio davvero emancipato e ribelle. E decisamente moderno, se pensiamo che è la protagonista di una tragedia dell’antica Grecia.
4. Nora.
“Casa di Bambola”, di H. Ibsen
Allo stesso modo, anche Nora è un personaggio emancipato.
Mamma di tre bambini, Nora è moglie di Torvald che ha nei confronti della moglie un atteggiamento molto premuroso.
Tutto sembra essere perfetto, ma in realtà Nora nasconde un segreto.
In passato, per curare una terribile malattia del marito, ha contratto dei debiti con uno strozzino falsificando la firma di suo padre su alcune cambiali. Lo strozzino è Krogstad, che lavora nella banca di cui Torvald è direttore.
Krogstad, per ottenere dei benefici personali, ricatta Nora per poi arrivare a raccontare delle cambiali a Torvald.
Quest’ultimo teme che una simile verità possa rovinargli la reputazione e si arrabbia molto con Nora, decidendo di allontanarla dalla cura dei loro bambini, perché la ritiene un pessimo esempio per i figli.
In un secondo momento, l’intervento di una amica di Nora sistema la situazione e Torvald torna ad avvicinarsi alla moglie.
Ma a questo punto, Nora è una donna diversa. Delusa dal marito, lo lascia andandosene di casa.
Nora è una donna ribelle. E come l’eroina di Sofocle, si scontra con la società di cui fa parte, con l’ipocrisia dei rapporti sociali. E si pone al di fuori dei loro meccanismi.
Donne folli.
Ovviamente un aspetto spesso amato dai drammaturghi per tratteggiare i loro personaggi, è quello della Follia. Esistono tantissimi personaggi femminili inclini alla pazzia, decisamente intensi e emozionanti da interpretare.
Tra questi non posso non ricordare la dolce Ofelia di “Amleto” e l’infelice Fedra, nata dalla penna di Euripide.
5. Ofelia.
“Amleto” di W. Shakespeare
Ofelia è probabilmente l’unico personaggio di “Amleto” a non avere nessuna colpa e ad essere innocente, sotto ogni punto di vista. Ma in una corte marcia, come quella di Danimarca, essere così puri può essere dannoso, come racconto nell’articolo “Le donne di Shakespeare”.
La corte di Danimarca è piena di segreti. Uno su tutti riguarda proprio re Claudio, succeduto al fratello dopo la sua prematura scomparsa.
Suo nipote, il giovane principe Amleto, sospetta che lo zio possa aver ucciso suo padre. Vuole però avere delle prove, per cui si finge pazzo per riuscire a carpire maggiori informazioni.
E è a questo punto che entra in gioco Ofelia.
La ragazza viene usata come esca da suo padre e dal re, per capire quale sia la vera natura del bizzarro comportamento di Amleto. Quest’ultimo, fingendo la pazzia, si mostra in un incontro organizzato ad hoc davvero sgarbato con la ragazza, sebbene sia sempre stato invece molto gentile e dolce con lei.
Ofelia, innamorata del principe, ne rimane turbata. E impazzirà dal dolore quando verrà a sapere che proprio l’uomo di cui è innamorata ha ucciso suo padre.
Proprio la sua purezza rende così affascinante il personaggio di Ofelia. E penso che sia davvero interessante interpretare la sua pazzia in scena.
6. Fedra
“Ippolito”, di Euripide.
Ancora una volta è il teatro antico a fornire un esempio di personaggio femminile davvero ben caratterizzato psicologicamente.
Nella storia raccontata da Euripide, Fedra per un capriccio della dea Afrodite, inizia a nutrire un’insana passione per il figliastro Ippolito.
L’intera tragedia scandaglia con precisione la lotta che alberga nell’animo di Fedra.
La donna è infatti dilaniata dal dovere morale nei confronti del marito Teseo che si contrappone all’irrefrenabile desiderio per il giovane Ippolito.
Nel corso dell’opera la lotta interna di Fedra, la farà apparire emaciata e folle agli occhi degli altri personaggi, che non capiscono quale sia la causa del suo malessere.
Ma il segreto che Fedra si porta dentro è troppo grande, per cui alla fine confessa la sua passione per Ippolito alla nutrice. Quest’ultima, in buona fede e con l’intento di aiutare Fedra, rivela tutto a Ippolito facendogli giurare di non farne parola con nessuno.
Ippolito tuttavia reagisce con rabbia, offendendo la stessa Fedra.
Quest’ultima, sentendosi terribilmente umiliata e dilaniata dal desiderio che prova, si suicida. E in un atto di folle vendetta, lascia un messaggio scritto al marito, in cui spiega di essere stata violentata dal figliastro.
Ciò farà precipitare gli eventi, che causeranno un’atroce morte allo stesso Ippolito.
Donne False e Ipocrite
I drammaturghi hanno saputo tratteggiare anche personaggi femminili decisamente falsi e ipocriti.
Si tratta di donne che, nella realtà non vorremmo mai incontrare, ma che sanno essere davvero spassose sulla carta.
E è il caso di due divertenti personaggi creati da Molière e Oscar Wilde: Celimene e Lady Bracknell.
7. Celimene.
“Il Misantropo”, di Molière.
La Celimene di Molière fa da contraltare ad Alceste, il protagonista de “Il Misantropo”.
Questo testo teatrale, come ho spiegato nell’articolo dedicato a Celimene, è un’aspra critica nei confronti dell’aristocrazia francese del seicento, in cui i rapporti umani erano dettati dall’ipocrisia e dalla falsità.

“Il misantropo” è perciò uno specchio di quel che era la società francese di quel periodo. E il protagonista della commedia, Alceste, è l’alter ego del commediografo stesso. Alceste, infatti, è brutalmente onesto e sincero col prossimo, inimicandosi praticamente chiunque.
Celimene, invece, la giovane vedova di cui è perdutamente innamorato, è perfettamente in sintonia con la società in cui è inserita. È ipocrita, falsa e non dice mai ciò che pensa veramente.
8. Lady Bracknell.
“L’importanza di chiamarsi Ernesto”, di Oscar Wilde
Allo stesso modo, anche la Lady Bracknell di “L’Importanza di essere Earnest” di Oscar Wilde è una donna aristocratica in linea con la società vittoriana inglese. Una società dai fortissimi fondamenti morali, ma in pratica decisamente falsa e ipocrita.
Nell’epoca di Wilde, i benpensanti andavano per la maggiore, nonostante praticamente chiunque non fosse la persona retta e morale che ostentava di essere.
La forte rigidità morale imposta dalla società non lasciava nessuna via di fuga alle persone, se non l’avere hobby e passatempi da tenere gelosamente nascosti, perché sconvenienti.
In una società del genere, un personaggio come Lady Bracknell si sente completamente a proprio agio.
Lady Bracknell, come Celimene, è infatti la classica signora aristocratica che bada molto più all’etichetta e all’apparire, che ai veri sentimenti.
Come è evidente, anche l’obiettivo di Wilde è di prendere in giro e criticare l’ipocrisia della propria società.
È curioso notare come due commedie differenti e scritte in epoche diverse, parlino di falsità e ipocrisia.
Probabilmente questi sono due aspetti della società di cui non ci libereremo mai!
Donne Intelligenti e Sagaci
Non potevo non terminare questa carrellata di straordinari personaggi femminili, senza parlare di due personaggi femminili particolarmente intelligenti e sagaci. Sto parlando della Porzia di Shakespare e della Mirandolina di Goldoni.
9. Porzia.
“Il Mercante di Venezia”, di W. Shakespeare
Porzia è una dei protagonisti della commedia “Il Mercante di Venezia”, di cui racconto la trama nell’articolo “Le donne di Shakespeare”.
Questo bel personaggio femminile è una ricca ereditiera, che può sposare il suo amato Bassanio solo se quest’ultimo dimostra di possedere le ricchezze necessarie e se supera un test imposto dal defunto padre della ragazza.
Bassanio per avere i soldi necessari per il corteggiamento, si indebita con un mercante ebreo, Shylock, e gli fa da garante l’amico Antonio.
Il caso vuole che Antonio non riesca a pagare il debito dell’amico perciò Shylock vuole portare a termine il proprio contratto con il garante di Bassanio.
Contratto che prevede la riscossione, da parte dell’ebreo, di una libbra di carne di Antonio, qualora quest’ultimo non potesse restituire i soldi. Il che, equivale ad ucciderlo.
La situazione sembra ormai tragica per Antonio, ma è solo grazie alla mente brillante di Porzia, che tutto finisce per il meglio.
Porzia usando con maestria e intelligenza la parola, riesce a rendere nullo il contratto tra Shylock e Antonio, salvando di fatto la vita a quest’ultimo.
Evidentemente, se non fosse intervenuta la ragazza, la commedia sarebbe finita in tragedia.
Il tratto distintivo di questa giovane e ricca ereditiera non è perciò la bellezza, ma la sua intelligenza fuori dagli schemi.
Un personaggio davvero interessante da interpretare, vero?
10. Mirandolina.
“La Locandiera”, di C. Goldoni
Un altro personaggio femminile particolarmente moderno, sagace e brillante è Mirandolina, la protagonista de “La Locandiera” di Goldoni.

Donna d’affari, Mirandolina gestisce da sola un’intera locanda e non ha bisogno di nessun uomo per affermarsi nella società.
La nostra locandiera è indipendente e intelligente. E spesso usa a proprio vantaggio il fascino che la contraddistingue, per avere maggiori profitti.
Mirandolina è padrona di se stessa in un mondo e in una società governati dagli uomini. Ed è con l’astuzia che riesce a ottenere quel che vuole da ogni situazione, o anche solo a far innamorare di sé il rustico e misantropo cavaliere di Ripafratta.
Quale Personaggio femminile ti è rimasto nel cuore?
So benissimo che esistono moltissimi altri personaggi femminili intensi, o divertenti o ancora interessanti da interpretare, ma ho dovuto per motivi di spazio, far una selezione.
Ma una cosa è certa, sogno di poter interpretare tutti e dieci questi personaggi, prima o poi!