L’evoluzione del doppiaggio

In questo articolo Alberto Pigliapochi ti parlerà di:

Con questo articolo inauguriamo una nuova rubrica su Teatro per Tutti, dedicata al mondo del doppiaggio.

Ad accompagnarci alla scoperta di questa branca della recitazione che rimane sempre un po’ nell’ombra per il grande pubblico, ci saranno i fantastici doppiatori dei FuoriSync. Sicuramente molti di voi avranno visto i loro divertentissimi ri-doppiaggi di film famosi con delle voci incredibilmente simili alle originali. Se non lo avete fatto, vi consiglio caldamente di dare un’occhiata alla loro pagina facebook e al loro sito web per conoscere meglio tutte le loro attività!

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Le origini del Doppiaggio

Oggi il doppiaggio fa parte della nostra quotidianità, così come gli smartphone o i risvoltini, a tal punto da esserci abituati a quella che resta di fatto una splendida eccellenza artistica che fa parte del retaggio culturale italiano dai lontani anni 30.

Perché è nato il doppiaggio?

Come tanti altri prodotti, per una mera esigenza di mercato naturalmente.

Nel 1931 la Metro Goldwin Meyer diede il via alla distribuzione dei primi film dotati di comparto sonoro. Di conseguenza, per non perdere la distribuzione in italia, dove per motivi politici non erano ben visti prodotti stranieri, ci si dovette rivolgere in prima battuta (perdonate il gioco di parole) ad attori di teatro per sostituire i dialoghi originali.

Sia per i sopracitati motivi politici, che dell’ italianità fecero un marchio di fabbrica, sia per il fatto che la più grande fetta di pubblico generalista che non avrebbe compreso quasi nulla in quanto quasi completamente analfabeta o con scarsa conoscenza della lingua inglese.

Inizialmente le grandi case di produzione americane creavano i propri stabilimenti di doppiaggio negli Stati Uniti, nei quali invitavano gli attori europei a doppiare i loro film. Nel 1932 però un regio decreto legge impose che nelle sale cinematografiche italiane fossero proiettati soltanto film doppiati in Italia.

Nacquero così i primi studi di doppiaggio romani, come la Cines-Pittaluga, a cui poi si affiancarono altre case di doppiaggio come la Fotovox, l’Italia acustica e la Fono Roma, all’interno dei quali si sviluppò una lunga tradizione di professionisti arrivata fino ad oggi. 

In seguito alla Seconda Guerra Mondiale, fu il Piano Marshall a dare un’ulteriore spinta all’affermazione della pratica del doppiaggio. Una parte consistente degli aiuti previsti era destinata all’acquisto di film americani e al loro doppiaggio, con il fine di esportare la Cultura americana in Europa.

Si può dunque definire il doppiaggio come una diretta conseguenza della recitazione stessa, una creatura nata da una commistione di fattori tra essi eterogenei che ha dato vita ad una branca della recitazione estremamente utile ed appassionante.

 

Il cinefonico di Cinecittà durante un doppiaggio 1972. Di ignoto – La città del cinema, Pubblico dominio, Collegamento

 

Ma come si diventa doppiatori?

Una vera risposta nessuno ve la darà mai, nonostante si sia diffusa sempre di più la errata convinzione che basti avere un timbro armonico o particolarmente profondo o grazioso.

Sfatiamo un luogo comune.

Non esiste un vero modo per diventare doppiatori.

Un mestiere artigiano come questo richiede tanti requisiti. Puoi avere la rara fortuna di nascere in una famiglia di professionisti che ti nutrirà a pane e leggio sin dalla più tenera età.

In passato ci si intrufolava negli studi di nascosto marcando stretti i direttori. Ora come ora mi viene da pensare che oltre ad un talento cristallino ci sia bisogno di una fortuna sfacciata nel conoscere le persone giuste.

I controlli nelle sale sono sempre più stretti, gli accessi vietati, i tornelli sempre più numerosi e le possibilità sempre più ridotte. Ergo, una vera e propria guerra da vincere con tutti i mezzi (leciti).

Ma non disperate. Il doppiaggio è nato in maniera inaspettata per poi evolversi in modi ancora più imprevedibili. Ergo, se davvero desiderate imporvi con testardaggine, capacità e scaltrezza, nessuno potrà fermarvi.

Le nuove frontiere del doppiaggio: il web

Nuove realtà all’orizzonte del web delineano una nuova frontiera per questa professione. La diminuzione delle possibilità collegate alle strade fino ad ora percorribili in maniera tradizionale è coincisa con lo svilupparsi sempre più esponenziale della tecnologia. Il web ha permesso alle persone di ampliare i propri spazi all’interno di realtà molto più grandi in cui poter dimostrare il proprio valore.

La funzione del doppiaggio, da educativa che era, è divenuta un mezzo di trasmissione di una professione gelosamente coltivata nel nostro paese molto più che in altri. Evolvendosi in arte comunicativa capace di emozionare e spingere sempre più giovani menti ad esprimersi attraverso di essa.

Chiunque nel 2020 può procurarsi un microfono, una scheda video ed un valido programma di audio editing, e confrontarsi prima con se stesso e successivamente con una comunità nazionale.

Chiunque attraverso sempre più canali diversificati può dare libero sfogo alla propria voce dimostrando la propria dedizione.

E questo è certamente un aspetto positivo della faccenda, in vista di un sempre più invocato ricambio generazionale. Ricambio necessario sia per questioni anagrafiche ma soprattutto di mercato.

L’offerta ha infatti di gran lunga superato la domanda, creando una sorta di saturazione nel campo dell’entertainment che rischia di sottoporre gli studi a selezioni mirate dei propri materiali sulla base di elementi che nulla hanno a che vedere con la validità di un’opera ma spesso seguendo regole “finanziarie”.

Si deve quindi cercare di coniugare le necessità di un mercato sempre più isterico alle competenze da acquisire in maniera eccelsa, per garantire una affidabilità quasi robotica se si vuole sperare di essere notati e di conseguenza chiamati.

Inizialmente, per i coraggiosi e testardi highlander del microfono, potrebbero susseguirsi lavori saltuari o di brusìo, passando attraverso ciò che viene considerata la “gavetta”.

Cercando di ritagliarsi un posto all’interno degli ambienti lavorativi. A quel punto, ma solo allora, entrerà in gioco il talento.

Soltanto una volta dimostrata la propria affidabilità ed efficienza si potrà ambire a proporsi per protagonisti o personaggi comprimari.

E anche allora non si smetterà mai di imparare.

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