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Lavorare dietro le quinte: Lo Scenografo

Lavorare dietro le quinte: Lo Scenografo

Indice dell'articolo

Oggi apriremo la porta del laboratorio dello scenografo e conosceremo più da vicino come si crea una bella scenografia.

A me piace immaginarli come personaggi magici delle fiabe che trasformano una quinta nera in un caminetto di una residenza di campagna…o che fanno diventare le attrici delle principesse.

Abili artigiani pronti a trasformare in realtà le fantasie ingegnose dei registi.

L’Importanza dello Scenografo.

Come gli attori, lo scenografo lavora a stretto contatto con il regista.

Insieme studiano e trovano le soluzioni migliori per la scenografia dello spettacolo.

Nel senso stretto del termine infatti, lo scenografo ha il compito di ideare e disegnare la scenografia. Mentre sarà compito dello scenotecnico realizzarla materialmente. Ma nella maggior parte dei casi, le due figure convergono.

scenografia classica
una scenografia classica

Ovviamente la possibilità di disporre di grandi teatri e di un buon budget permette allo scenografo di scatenare la propria fantasia.

Creatività, passione e ingegno possono però dare vita a piccoli miracoli anche in ambienti piccoli e semiprofessionistici.

In queste situazioni è importantissimo il lavoro di squadra!

Un buon lavoro viene ripagato dal calore del pubblico e dalla soddisfazione di essere riusciti a realizzare comunque una bellissima scenografia.

Nel 2009 ho avuto la fortuna di far parte del cast di “Rumori fuori scena” di Michael Frayn, portato in scena con la Compagnia Vertigo di Livorno.

Uno spettacolo impegnativo sotto moltissimi aspetti: recitativo, registico e scenografico.

Abbiamo lavorato sodo, ma una volta pronto, lo spettacolo è diventato un fiore all’occhiello della Compagnia!

Vedere quel testo così difficile prendere vita è stato per tutti noi un’emozione indescrivibile!

Se vuoi saperne di più su questo spettacolo leggi il mio articolo sulle controscene in cui ne parlo!

I mezzi a nostra disposizione non erano certo quelli della Scala, ma con ingegno e collaborazione la scenografia che è stata realizzata ha lasciato tutti a bocca aperta.

La scenografia rappresentava l’interno di una casa a due piani, con svariate porte e una scala in legno per accedere ai piani alti.

Nel secondo atto la trama prevedeva che agli spettatori venisse svelato il retro di quella scenografia: i sostegni creati per tenerla in piedi, l’ossatura nascosta dagli elementi scenografici e decorativi del primo atto.

Un cambiamento impensabile alla prima lettura del testo, soprattutto in un teatro piccolo come era all’epoca il nostro.

Ma di replica in replica avveniva sempre più velocemente e con grande precisione. L’unione fa la forza e da soddisfazione!

Noi attori sappiamo benissimo quanto sia utile avere una scenografia che contestualizzi l’opera portata in scena e definisca gli spazi dell’azione, inserendo elementi con cui interagire mentre siamo sul palco.

Poter vedere chiari elementi scenici, che siano porte, divani, quadri appesi alla parete può aiutarci a immedesimarci ancora di più nella parte. Almeno per me, vedere costruita la scenografia che fino a qualche giorno prima potevo solo immaginare mi rassicura e mi permette di concentrarmi ancora di più per un buon risultato finale!

Anche su un palcoscenico quasi vuoto c’è una scenografia.

Il merito è dello scenografo che, in accordo con il regista studia le soluzioni migliori per trasformare delle quinte nere e anonime in un interno sfarzoso, in una strada di città, in una piazza di paese e chi più ne ha più ne metta!

Ma non è sempre così!

Jerzy Grotowsky nel suo libro “Per un teatro povero” (1970) sosteneva che “eliminando gradualmente tutto ciò che è superfluo, scopriamo che il teatro può esistere senza trucco, costumi e scenografie appositi, senza uno spazio scenico separato, senza gli effetti di luce e suono…”.

Esponente di spicco del teatro di avanguardia del Novecento, Grotowsky riteneva necessario ai fini dello spettacolo la sola presenza dell’attore, eliminando tutto ciò che considerava una trappola non necessaria ai fini del messaggio che il teatro doveva veicolare.

In definitiva, Grotowsky era convinto che per fare teatro fosse sufficiente un attore per raccontare una storia e uno spettatore cui raccontare quella storia!

Del resto, un racconto ben interpretato e movimenti del corpo esplicativi avrebbero dovuto essere sufficienti a giustificare l’apertura del sipario e a trasmettere un qualsivoglia messaggio.

Gli eventuali elementi scenici presenti sul palco non dovevano essere decorativi, ma semplicemente funzionali a ciò che accadeva in scena.

Su questa scia ti potrà capitare nel corso della tua esperienza di vedere allestimenti molto semplici, realizzati con pochi elementi.

Ma queste scelte non devono essere scambiate per una volontà di operare “al risparmio” perché possono essere adottate anche da compagnie di grido.

Non mancheranno occasioni in cui potrai assistere (o partecipare!) a rappresentazioni in cui gli attori avranno come sedute dei semplici cubi di legno o di plastica e pedane più o meno alte su cui camminare, circondati da quinte nere ed essenziali.

Potrai trovarti a lavorare in uno spettacolo così impostato se il regista, proprio come Grotowsky, decide di puntare tutto sul significato di quello che viene detto in scena, magari perchè il tema affrontato è attuale e di forte impatto per il pubblico.

Può capitare poi che regista e scenografo si accordino per giocare la carta della semplicità per poter presentare lo spettacolo in luoghi molto diversi tra loro: un grande teatro, un teatrino di provincia, una piazza di paese, senza rinunciare a nessuno degli elementi che completano la messinscena.

Nel nostro piccolo, abbiamo portato in scena con la regia di Rebecca, “Bang! Bang! Sei morto!” di William Mastrosimone.

Gli elementi scenici erano davvero all’insegna della semplicità! Una cassapanca di legno si trasformava di volta in volta in un contenitore, in un sedile di auto, in sedute della mensa scolastica. Una scenografia facilmente trasportabile in qualsiasi ambiente teatrale.

Scenografia vuol dire anche audiovisivi e computer grafica.

Oggi grazie all’uso dell’audiovisivo e della computer grafica le compagnie si avvalgono sempre più spesso della tecnologia per completare l’allestimento scenografico, sia per opere di prosa che per opere liriche e balletti.

Il risultato finale può dividere il pubblico tra i puristi che preferiranno un allestimento ricco e sfarzoso e spettatori moderni che guardano di buon occhio al progresso teatrale.

scenografia moderna
Una scenografia moderna

Che tu stia dalla parte dei romantici o degli avanguardisti, ti assicuro che il risultato finale non potrà che farti tornare a casa almeno un po’ incuriosito!

Detto tra noi, è comunque vero che una scenografia che ricorda nei dettagli un interno di un appartamento o una dimora principesca con utilizzo di quinte scorrevoli che celano altri spazi, ti permetterà di immedesimarti più facilmente nella storia che stai guardando e di rimanere letteralmente a bocca aperta!

I mestieri del teatro

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi conoscere meglio gli altri professionisti che lavorano dietro le quinte degli spettacoli teatri, non perdere gli altri articoli in cui abbiamo parlato dell’assistente di scena, l’aiuto regista e il suggeritore.

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