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Spunti di recitazione dalle serie TV

In questo articolo teatropertutti ti parlerà di:

Dietro questo articolo non ci siamo noi ma un nostro lettore, Alberto Corba, attore, regista e autore teatrale milanese.

A 15 anni risale il suo primo incontro con il teatro e inizia così la sua formazione artistica, che definisce “eterogenea e frammentata, all’aroma di caffè”.

Alberto quindi, nel corso degli anni si dedica allo studio di varie discipline teatrali: regia, scrittura creativa, storytelling, recitazione, voce, respirazione.

Frequenta laboratori e masterclass, avendo l’occasione di avere come insegnanti artisti famosi ed importanti nel panorama culturale italiano e internazionale: John Strasberg, Paolo Nani, Gianni Amelio, Lino Musella e Paolo Mazzarelli.

Poi, conosce l’arte dell’improvvisazione teatrale e se ne innamora. Alberto definisce questa forma di teatro così particolare e affascinante “effimera e potente, come un fuoco d’artificio”.

Dal 2010 Alberto porta in scena spettacoli teatrali di sua produzione, svolgendo a seconda del progetto il ruolo di attore, autore o regista.

Poi nel 2012 arriva la svolta: fonda l’associazione Teatro dei Lupi “tramite la quale continua ed amplia la produzione artistica ed il network di collaborazioni con compagnie e spazi teatrali, perlopiù simpatici”. E sempre grazie al suo Teatro dei Lupi porta avanti anche progetti di formazione teatrale, attraverso la collaborazione con scuole di teatro e organizzazioni.

Insomma, il nostro amico Alberto è una persona che si dà da fare e che solo “occasionalmente sogna il tempo libero, ma svegliandosi sudato ricorda che è solo un incubo passeggero”.

Per Teatro per Tutti, ha scritto un articolo davvero interessante.

Oggi giorno è praticamente impossibile trovare qualcuno che non segua una Serie Tv, o che non abbia un abbonamento a qualche piattaforma streaming di intrattenimento, come Netflix o Infinity.

Le serie Tv, soprattutto quelle americane e inglesi, sono ormai entrate nella quotidianità della grandissima maggioranza di noi. È un settore molto importante, che Alberto studia e guarda da un punto di vista insolito, quello formativo.

Le serie tv, infatti, possono avere dei notevoli spunti formativi artistici per chi fa l’attore, lo sceneggiatore o il regista.

E Alberto, in questo suo articolo, ci spiega come analizzare le serie tv per trarne degli insegnamenti. Buona lettura!

 


 

Le serie TV si sono ormai guadagnate un posto di tutto rispetto nel panorama dell’intrattenimento.

Partendo dai “telefilm” che negli anni ‘80 e ’90 riempivano una serata televisiva con contenuti accattivanti, ma spesso senza pretese, si è arrivati oggi ad un’offerta incredibilmente diversificata, che molto spesso supera in qualità anche il prodotto cinematografico medio.

Molti artisti, resi famosi dal grande schermo, oggi prestano con più soddisfazione il proprio talento all’universo della TV via cavo e in streaming: Anthony Hopkins, Tim Roth, Naomi Watts, Glenn Close e solo per citarne alcuni.

Per non parlare di come le serie Tv abbiano dato visibilità internazionale ad attori e attrici riconosciuti, oggi, mostri di bravura: David Tennant, Elizabeth Moss, Bryan Cranston sempre solo per citare pochi esempi.

Perché tanta attenzione oggi ad un format sino a poco fa considerato di serie “B”? Perché investire milioni di dollari ogni anno in un numero sempre crescente di nuove produzioni?

Ovviamente il motivo principale è la straordinaria risposta del pubblico, la quale è dovuta all’efficacia della Serie Tv nella trasmissione del messaggio, sia esso di puro entertainment o con ambizioni più alte.

La serie entra nelle case degli spettatori consegnando emozioni, rappresentazioni della realtà e dei problemi, quotidiani o meno, in cui identificarsi. E lo fa con un taglio godibile ed accessibile di 30-45 minuti a episodio.

In ogni puntata abbiamo, azione, colpi di scena, suspence. Sono emozioni reali e condivisibili, che è facile fare nostre e portare con noi, perché a differenza del lungometraggio, sappiamo di avere sempre a disposizione la puntata successiva, lì a portata di click.

Lo spettatore diventa appassionato, veste la propria serie preferita come i colori della squadra del cuore. Ne è coinvolto, ed è pronto a difenderla con vigore di fronte ai detrattori ed ai seguaci delle altre serie.

Le strutture della serialità si reinventano, sempre uguali e sempre nuove, sino a raggiungere letteralmente l’eccesso, l’assurdo, il proverbiale “troppo” che infastidisce e urta. Eppure anche a quel livello l’appassionato continuerà a tornare, puntata dopo puntata, allo stesso schermo, alla ricerca di quell’emozione, ormai sbiadita dopo 6, 7, 8 stagioni…


Tanta è la potenza evocativa ed il coinvolgimento della serialità televisiva, tanta è la sua efficacia nel dar vita storie credibili e personaggi vividi.

 

Serie Tv: il successo e l’opportunità

La serie Tv è la nuova onda della produzione artistica in video, più accessibile grazie ai servizi di streaming (Netflix, Amazon Prime, infinity, sky, chili ecc), più fruibile anche grazie al formato, e più varia, diversificata, letteralmente per tutti i gusti.

Più o meno chiunque guarda serie TV, pur facendone un uso differente.

C’è il fanatico che attende l’uscita della nuova stagione per fare binge watching… che tradotto significa una full immersion di molte ore, senza interruzioni, una puntata dopo l’altra.

C’è il disinvolto che lascia una puntata in riproduzione mentre stira, cucina o fa altro, e la segue distrattamente.

Il metodico che guarda una puntata ogni giorno, dedicando però alla visione tutta la sua attenzione.

L’offerta televisiva genera quindi ogni anno moltissimi prodotti molto diversi tra loro, per catturare quanto più pubblico possibile. In alcuni di questi progetti la qualità, sotto il profilo tecnico ed artistico, è altissima.

Per gli operatori dello spettacolo (attori, writer, registi…) quella delle serie Tv è sicuramente una frontiera, se non nuova, ulteriore.

Oggi trovare soddisfazione artistica e budget dignitosi nelle serie TV è possibile, forse più semplice che non nel cinema. L’industria è ovviamente molto più sviluppata in Stati Uniti e Regno Unito, ma con l’apertura delle sedi nazionali dei provider di streaming, i quali oltre a distribuire, producono centinaia di contenuti, le cose stanno cambiando velocemente anche qui da noi…

Senza considerare che, oggi, il mercato è globale anche nel mondo dello spettacolo: basta un inglese dignitoso e un po’ di coraggio per tentare la via delle produzioni oltreoceano ed oltremanica.

Serie Tv: spunti formativi

Alcuni passaggi delle serie tv sono vere e proprie perle di recitazione: Anthony Hopkins in Westworld, Tim Roth in Lie To Me, Matthew McConaughey in True Detectives e molti altri offrono modelli da studiare, da vivisezionare per la propria crescita come artisti.

Non solo per gli attori: le serie Tv offrono spunti di regia, di fotografia, di narrazione. Prodotti come The Night Of o The Sinner sono paradigmi di come si costruisce una storia, una scena dopo l’altra.

Pensiamo alle opportunità offerte su focus specifici: immaginiamo di studiare la Leadership guardando Game of Thrones o The Walkling Dead, analizzare i dialoghi di Breaking Bad per comprendere le dinamiche della comunicazione, entrare nella mente di Dexter per capire le relazioni ed i sentimenti dal punto di vista di chi non ne è capace.

La serialità televisiva è certamente accattivante e facile appeal, ma studiarla analiticamente è utile sia agli operatori dello spettacolo (attori, autori e registi) sia dai profani, per una fruizione più consapevole ed una scelta più oculata.

Perché una scena funziona sotto ogni prospettiva? cosa fa l’attore? come gioca col personaggio e con il testo? Dove cambia l’inquadratura e per quale motivo? cosa precede e cosa segue la scena che abbiamo appena visto?

Qui di seguito affrontiamo un esempio che su tutti renda l’idea.

 

Westworld

Prendiamo il già citato Anthony Hopkins e la straordinaria prova che ci regala in Westworld. Senza entrare troppo nel dettaglio della circostanza (e senza fare spoiler soprattutto!) prendiamo questo monologo tratto dalla prima stagione.

In questa scena, con la calma potente che lo contraddistingue, spiega come gli androidi siano superiori agli esseri umani perché privi di coscienza.

Tutto il talento e l’intelletto degli esseri umani è solo vanità, come le piume di un pavone. Sta per commettere un omicidio, naturalmente non c’è pentimento e non c’è vergogna in questo gesto. Solo necessità … e per l’appunto mancanza di coscienza.

Da attori guardiamo i gesti minimali con cui spezza la propria staticità, il suo sguardo glaciale che contrasta con la voce pacata.

E ascoltando questa sua voce, assaporiamo la tranquillità e l’infinita ironia con cui siamo paragonati a pavoni, creature insulse soffocate dal peso della coscienza che si consolano con quel poco che hanno di buono, e come tali possono essere soppresse, quando necessario, senza remore.

Da autori ammiriamo come il brano è stato scritto, battuta su battuta per ottenere il massimo effetto. La scelta del registro linguistico e della costruzione delle frasi, parte lezione universitaria e parte dialogo tra intellettuali. Come fa questo testo dalla semantica così alta a scivolare come un fiume di seta, diretto allo stomaco?

Da registi guardiamo le inquadrature che valorizzano il gioco di sguardi dei tre attori: vittima, carnefice e mandante. Anche in un ambiente ristretto e chiuso sono mai le stesse, alimentano il senso di disorientamento, di imprendicibilità di quel che sta per avvenire… finché, in ultimo. avviene, e lo shock è ancora superiore

Teatralmente possiamo cogliere il gioco delle distanze, la prossemica dei personaggi che cambia con lo svelarsi della vera natura di quella scena, del vero scopo di quel dialogo.

 

The Americans

Un altro esempio, agli antipodi di Westworld per genere e tematiche, è The Americans.

Anni ’80 piena guerra fredda.

Philip ed Elizabeth sono spie russe, vivono sotto copertura la vita della famiglia medioborghese americana perfetta, ma il loro vero lavoro li costringe ad uno stress al limite di quanto sopportabile.

Sono circondati da morti e tradimenti e, soprattutto Philip, inizia a dar segni di cedimento: motivo per cui inizia a frequentare dei seminari di autoaiuto (i gruppi “EST” realmente molto in voga negli anni ‘80/’90).

Elizabeth non capisce più il marito, percepisce il suo disagio ma non sa come aiutarlo né in che modo trovi sollievo agli incontri ETS.

In questa scena, Elizabeth è di ritorno da un incontro EST, cui ha partecipato nel tentativo di avvicinarsi a Philip. È un dialogo sempre teso perché vive sul piano del doppio rapporto moglie e marito e duo di spie: quale delle due relazioni fa si che i due si leggano come libri aperti? È l’amore e la confidenza di una coppia o è il consumato mestiere della spia?

Lei è tesa, non vuole infiammare il rapporto col marito che già cammina su ghiaccio sottile, Keri Russel fa un lavoro magistrale con la sua postura contenuta, il cappotto sempre addosso, che la protegge ma da’ sempre l’idea di doversene andare da un momento all’altro ed il suo volto quasi da bambina con la voce roca.

Lui è in piedi con la sola forza di volontà, è quasi nudo al cospetto della moglie.

Trattiene una rabbia repressa, alimentata da incomprensioni di coppia, problemi quotidiani, la responsabilità di crisi internazionali che incombono, drammi personali , familiari, professionali… E non si cura di nasconderlo, fa la vittima come se la sua trasparenza lo facesse in qualche modo superiore ad Elisabeth, come se per lei fosse diverso.

Mattew Rhys (Emmy Award nel 2018 per questo ruolo) lavora tantissimo con la voce, ogni sua parola è perfetta, la sua stasi sottolinea lo sguardo fragile e ferito come un tratto di evidenziatore, è una macchina di cristallo, non perde un colpo ma ogni colpo potrebbe essere l’ultimo.

La regia gioca con campo e controcampo, senza movimenti di camera improvvisi, e valorizza così la performance dei due attori.

In scena prende forma una escalation lenta, ma inesorabile, che guida la discussione verso i veri motivi della tensione: motivi che non hanno nulla a che fare con i seminari EST.

Quando scoppia la lite, quella vera che covava sotto le ceneri, sono solo pochi istanti, poche battute che sibilano tra due figure ormai trasformate: non c’è più il marito in crisi e non c’è più la moglie comprensiva, sono due assassini, due ronin senza padrone che si urlano l’un l’altra l’onta che laveranno nel sangue. Ma la tempesta non arriva, perché squilla il telefono: si torna al lavoro.

 

Ancora qualche altro esempio…

La varietà e la, praticamente illimitata, scelta di argomenti e generi rende difficile dare una panoramica con pochi esempi di quanto c’è da apprendere nella serialità televisiva.

Si prenda l’effetto comico e parodistico in Happy un po’ noir lisergico e un po’ sin city.

 

Si prenda la straordinaria penna di Sam Esmail dietro Mr Robot  glaciale e urticante, una regia che non regala sconti a nessuno in cui il cast brilla come un firmamento.

 

 

Guardiamo come Tom Ellis, dà vita ad un diavolo più umano di molti umani.

In un prodotto tutto sommato mediocre, il suo Lucifer canta (non doppiato) balla (senza coreografie) e ci entra nel cuore, ci fa scommettere su di lui contro il resto del mondo e contro suo padre stesso, il Signore del piano di sopra che -si sa- è un osso abbastanza duro…

 

In questo articolo abbiamo tralasciato casi eclatanti come House MD, Breaking Bad, Twin Peaks o House of Cards, in quanto già riconosciuti come produzioni d’eccellenza.

Sono performance già acclamate, mentre qui si intende invece puntare il dito in direzioni meno battute, proprio per sottolineare il valore formativo della serialità televisiva in genere.

Una nota a margine, forse scontata ma non superflua.

L’incredibile varietà dell’offerta fa si che il piccolo schermo regali anche prodotti di pessima qualità.

Come per ogni altra espressione artistica, anche in TV ci sono alti e bassi… non si vuole in alcun modo qui sostenere un valore superiore delle Serie Tv in generale, quanto invece valorizzare le opportunità formative di alcune tra le molte proposte che arrivano ogni anno.

 

Serie Tv: il limite formativo per gli attori

Abbiamo sostenuto a gran voce il valore della serialità televisiva come spunto, come complemento alla formazione dell’attore, che non finisce mai e non deve mai essere sazia. Ma è opportuno fissare dei paletti.

Sebbene, come abbiamo visto, le serie Tv possano costituire un valido supporto alla formazione personale e artistica, esse tuttavia offrono, appunto, solo spunti. Sono da intendere cioè, in ambito formativo, dei complementi, delle utili aggiunte alla formazione accademica ed al lavoro quotidiano dell’artista.

Le serie Tv non sostituiscono l’andare a teatro, l’osservare le persone e la realtà che ci circonda. Sono viziate dalla propria natura di prodotto mediatico: restano bidimensionali e differite, non hanno lo stesso valore di un attore in carne ed ossa sul palco, di una persona a pochi metri dai nostri occhi e dalle nostre orecchie.

Inoltre, l’industria video oggi si avvale di tecnologie grafiche sorprendenti, che se costituiscono, per certi versi, un’occasione in più di libertà artistica per chi produce video, non possono che allontanare il risultato dal vero ed intimo lavoro dell’attore.

Agli attori consigliamo di guardare Serie Tv: scegliete cosa vi piace, ma studiatelo, analizzatelo con gli strumenti che avete acquisito in aula, in accademia, sui testi con cui vi siete preparati. Assorbite quanto di buono la Tv ha da offrire, ma siate consapevoli anche di quello che non vi può dare.

 

Spoiler Alert: moduli formativi di Teatro Dei Lupi

Teatro dei Lupi, compagnia brianzola attiva dal 2013, propone da qualche anno con successo i moduli formativi “Spoiler Alert! Spunti di recitazione dalle serie TV”. Nel 2019 la proposta verrà estesa alla formazione aziendale.

Si tratta di incontri intensivi di mezza giornata focalizzati su temi specifici dello stare in scena in cui si lavora sui passaggi migliori delle serie TV.

Grazie ad un metodo sviluppato dalla compagnia, il lavoro è tecnico ed utile: si esplora l’interpretazione con un approccio divertente ed originale, senza la necessità di preparare testi a memoria.

È un’opportunità per studiare alcuni dei personaggi più popolari, di giocarci un po’ e… provare a metterli in scena!

Spoiler Alert viene proposto con successo in cicli di 2 o 4 incontri ogni anno, ogni volta nuovo ed originale: nel 2019 il primo incontro si è tenuto il 3 Marzo presso SpazioTempo (http://lospaziotempo8.altervista.org/), un piccolo paradiso di cultura ed arte in zona Affari, a Milano.

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