Giorni Felici

La recensione di Teatro per Tutti dell'opera teatrale "Giorni Felici", composta dal grande drammaturgo Samuel Beckett nel 1961.

L’immagine di copertina è una riproduzione fotografica della copia cartacea del libro che viene recensito in questo articolo, fatta a scopo illustrativo e di critica. Tutti i diritti sulla copertina sono dei relativi autori. 

Di cosa parla “Giorni Felici”?

Giorni felici” è un testo teatrale che Samuel Beckett ha scritto nel 1961.

Composto da due atti, vede sulla scena due coniugi borghesi, Winnie e Willie.

Il loro è ormai un matrimonio privo di passione e di amore, ma ciò che subito salta all’occhio non è il loro rapporto, bensì la loro insolita e infelice condizione fisica.

Winnie è conficcata fino alla vita dentro a un piccolo cumulo di terra, da cui le è impossibile liberarsi.

Il marito Willie si trova dietro questa sorta di piccolo monticello e non è in grado di camminare. L’uomo, infatti, si sposta strisciando letteralmente per terra, aiutandosi con la sola forza delle braccia. Quando non viene interpellato dalla moglie, se ne sta rannicchiato in una buca, che è posta dietro il piccolo cumulo di terra di Winnie.

Winnie, perciò, non è in grado di vedere il marito e per scorgerlo deve voltarsi con la schiena.

Come detto, il matrimonio tra Winnie e Willie è un matrimonio vuoto e infelice. I due non hanno ormai più niente da dirsi.

Per questo motivo “Giorni Felici” è composto soprattutto da lunghi monologhi della vera protagonista del testo, Winnie, che ostinatamente cerca di avere un dialogo con il marito.

Ma Willie, annoiato dal continuo chiacchiericcio della moglie, non risponde quasi mai alle sue domande se non qualche volta con brevi e svogliate frasi e monosillabi.

La situazione vissuta da Winnie è tragica, ma questa signora borghese sulla cinquantina è inspiegabilmente (o vuole apparire) felice. E infatti, nonostante la terribile realtà in cui vive, parla e si comporta come se non ci fosse niente che non va.

Winnie appare agli occhi del lettore e dello spettatore sempre ben vestita, truccata e pettinata. Ha con sè un grazioso ombrellino con cui si ripara dalla pioggia o dal sole e una grande borsa nera da cui tira fuori una miriade di oggetti di uso quotidiano: pettini, trucchi, spazzolino…

Oggetti che Winnie utilizza, per tutta la durata del primo atto, continuando a ciarlare del più e del meno beatamente, incurante della situazione difficile e infelice che sta vivendo.

Ma nella borsa di Winnie c’è anche una rivoltella. Questo è l’unico oggetto che Winnie non userà mai. È l’unico oggetto che la mette di fronte alla triste e dura condizione che sta vivendo.

La rivoltella rappresenta la via di fuga dalla sua condizione: potrebbe prenderla, spararsi alla tempia e finirla per sempre. Ma Winnie è troppo attaccata alla vita. Ha una voglia immensa di vivere.

L’esistenza di Winnie e del marito Willie scorre tutta uguale, scandita solamente dal suono di un campanello al mattino e alla sera, che indica ai due quando è arrivata l’ora di svegliarsi e di dormire.

La vita di Winnie e Willie è una prigione e se il marito sembra essersi rassegnato, Winnie vuole apparire agli occhi degli altri, e di se stessa, come una persona appagata e felice. Cosa che farà ostinatamente anche per tutta la durata del secondo atto, in cui la sua condizione fisica, se possibile, peggiorerà ulteriormente.

Chi è Samuel Beckett?

Samuel Beckett è uno dei più importanti e celebri autori del ventesimo secolo.

È famoso soprattutto per le sue opere letterarie e drammaturgiche, tuttavia ha lavorato anche come traduttorte, poeta e sceneggiatore.

Beckett nasce a Dublino nel 1906 ed è considerato uno dei più noti e massimi esponenti del cosiddetto Teatro dell’Assurdo.

Nelle opere di Beckett, infatti, manca una trama ben definita, al posto della quale è invece presente un susseguirsi insensato di situazioni ed eventi, legati tra loro da una traccia effimera.

Ciò è particolarmente evidente in “Giorni Felici”, che è considerato il testo più rappresentativo della sua poetica.

Cosa ho imparato da questo libro?

Nonostante la condizione pessima in cui versa la sua vita, Winnie è felice. O meglio vuole mostrarsi come tale e perciò cerca di godere delle piccole cose.

E si ostina a vivere.

Dopo aver finito di leggere questo testo, inevitabilmente ho provato tenerezza e tristezza per Winnie e per quel suo ostinarsi ad essere felice.

Ma allo stesso tempo, credo che “Giorni Felici” voglia porre l’accento su quanto l’umanità desideri ardentemente vivere, anche se spesso ha comportamenti autodistruttivi o si trova in situazioni sociali claustrofobiche.

E l’ostinarsi ad apparire sempre felici è probabilmente qualcosa che ancora oggi possiamo notare nella società odierna.

Ma forse, se tutti ascoltassimo di più il nostro profondo e primitivo desiderio di vivere la vita, di godere delle piccole cose, ci potremmo risparmiare tante ansie e arrabbiature.

Perché consiglio di leggere “Giorni Felici”?

Come tutti i testi teatrali di Samuel Beckett, anche Giorni Felici potrebbe essere una lettura un po’ ostica per un lettore distratto.

Mi sento, perciò, di consigliare questo testo a chi ama il teatro, soprattutto quello sperimentale e d’avanguardia, perché “Giorni Felici” è davvero un testo unico nel suo genere.

Inoltre, se sei un’attrice alla ricerca di un monologo un po’ diverso dal solito, Giorni Felici potrà fare al caso tuo. Il teatro di Beckett e in particolare questo testo teatrale rappresentano davvero un bel banco di prova per un’attrice.

La tua opinione

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