Dopo aver conosciuto l’Enrico IV di Luigi Pirandello, ci spostiamo in Russia e facciamo la nostra conoscenza della dolce e rassegnata Sonja da “Zio Vanja” di Anton Cechov. (Se non l’hai letto ti lascio il link ad amazon per acquistarlo)
Ad interpretare per noi questo personaggio è la giovane e brava Irene Pantani. Puoi vedere il video dell’interpretazione del monologo di Sonja nel canale ufficiale YouTube di Teatro per Tutti.
Se hai voglia di accettare la sfida di Irene, interpretando anche tu questo monologo, allora vedi come fare cliccando sulla pagina web “Monologhi” del nostro sito e poi entra a far parte del gruppo Facebook “Monologo del mese“.
Perché Sonja?
La scelta è caduta su questo personaggio, perché “Zio Vanja” assieme a “Il Gabbiano” è una delle più famose tragedie del drammaturgo russo.
“Zio Vanja” è infatti un dramma che viene ancora oggi molto rappresentato in tutto il mondo ed è la prima tragedia che ho letto di Cechov. Per questo motivo ha un posto speciale nel mio cuore, così come il delicato e particolare personaggio di Sonja.
Sonja, pur avendo tutta la vita davanti a sé, non ha quella tipica intraprendenza giovanile che ci si aspetterebbe da una persona della sua età.
Al contrario, sembra quasi essere rassegnata a vivere un’esistenza senz’altro poco entusiasmante. E lo fa con una rassegnazione che, in qualche misura, lascia spazio ad una speranza.
È una ragazza malinconica, che sicuramente si meriterebbe di essere più felice ed è difficile non provare per lei un po’ di empatia.
Chi è Sonja?
Sonja, sebbene non sia la protagonista della tragedia, è uno dei personaggi che possono maggiormente rimanere impressi nella mente dello spettatore.
È la nipote del protagonista, lo Zio Vanja del titolo, e da quando ha memoria lavora nella tenuta di campagna di famiglia.
Non ha un buon rapporto col padre, il professore accademico Serebrjiakov. Dopo la morte della prima moglie e madre di Sonja si è sposato con Elena, una giovane e bella ragazza coetanea di Sonja. Ragazza di cui Sonja è terribilmente gelosa.
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La trama di “Zio Vanja” di Cechov
La vita nella tenuta di campagna trascorre lenta e sempre uguale, scandita dalle ore di lavoro e dal susseguirsi delle stagioni. Ma ben presto la monotona esistenza di Sonja e di suo zio Vanja viene messa a soqquadro dall’improvviso ritorno del vecchio Serebrjiakov, assieme alla giovane e bella moglie Elena.
Questa, infatti, non è una famiglia felice e il ritorno del padre di Sonja riaccende vecchi rancori e litigi mai sopiti. Tuttavia nessuno sembra avere la voglia o la forza di affrontare e risolvere gli asti familiari.
Zio Vanja detesta con tutto se stesso il vecchio Serebrjiakov, poiché in gioventù ha provveduto a sostenere economicamente i suoi studi accademici, lavorando duramente nell’azienda di famiglia. Cosa di cui Serebrjiakov, preso dal suo ego, non lo ha mai ringraziato.
Il ritorno nella tenuta di famiglia da parte del vecchio padre di Sonja, non è inoltre dovuto a un suo tardivo ravvedimento, ma è dettato da motivi di salute.
Serebrjiakov è reumatico e per alleviare i suoi dolori gli è stato consigliato di lasciare la città e tornare in campagna. Il suo soggiorno presso i familiari, di cui non si è mai occupato fino a questo momento, è tediato dal suo atteggiamento perennemente egoista.
A peggiorare la situazione nella tenuta ci si mettono incomprensioni e amori segreti e non corrisposti.
Il giovane e disilluso dottor Astrov, che ha raggiunto la tenuta come medico del vecchio Serebrjiakov, è innamorato della bella Elena, la quale evita di contraccambiare il sentimento perché non vuole perdere gli agi che il ricco matrimonio con Serebrjiakov le assicura.
Ma di Elena è innamorato anche lo Zio Vanja e questo suo sentimento non fa che peggiorare ulteriormente il suo odio nei confronti del cognato.
La povera Sonja, infine, è segretamente innamorata di Astrov, ma non ha il coraggio di confessargli il suo amore.
Inerzia, Rimpianto e Apatia
L’intero dramma è percorso da una schiacciante apatia nei confronti della vita. Ad ognuno dei protagonisti della vicenda manca infatti il coraggio e la voglia di ribellarsi ad una vita che non li rende felici.
Sonja, a causa della sua insicurezza, non ha il coraggio di confessare ad Astrov il suo amore e non fa niente per farsi notare da quest’ultimo. Si limita a soffrire e ad assistere in silenzio ad un Astrov che corteggia la bella e seconda moglie di suo padre. Così come si limita a vivere un’esistenza monotona, lavorando alla tenuta di famiglia senza avere l’aspirazione a migliorare la propria vita.
Allo stesso modo, anche la bella Elena è una persona che vive con inerzia i suoi giorni. Si è infatti sposata con il vecchio e ricco Serebrjiakov per assicurarsi una vita agiata. Tuttavia, una volta scoperto quanto è difficile vivere con un uomo così egoista e avaro di sentimenti, ha paura di cambiare la sua esistenza. Spreca la sua giovinezza e bellezza al fianco di un uomo gretto e meschino e neanche l’amore di Astrov riesce a darle il coraggio di liberarsi da quella gabbia che si è costruita da sola.
Infine, Vanja è un uomo che vive nel rimpianto. Sa benissimo di aver perso i migliori anni della sua vita, lavorando nella tenuta di famiglia per favorire gli studi accademici di Serebrjiakov, un uomo egoista che Vanja non ha mai apprezzato. La consapevolezza di aver consumato così la sua giovinezza per un uomo che non merita niente, lo riempie di frustrazione e di rabbia impotente.
Il monito di Cechov
Poi gli eventi precipitano quando il vecchio Serebrjiakov annuncia alla famiglia di voler vendere la tenuta per poter comprare per se stesso e la moglie una villa in Finlandia, senza neanche minimamente preoccuparsi della sorte di sua figlia e di suo cognato.
Vanja, accecato dall’ira, prende la sua pistola e spara al cognato, senza tuttavia riuscire a ferirlo. Ancora una volta, Vanja mostra tutta la sua inerzia e la sua irrefrenabile rabbia sembra più un temporale estivo che una vera e propria tempesta.
“Zio Vanja” è chiaramente un dramma in cui non succede niente.
E Cechov appunto sembra darci un monito: non sprecate mai la vostra vita.
Il monologo di Sonja
Il monologo che ti proponiamo è quello che Sonja pronuncia sul finire del dramma. L’infausto soggiorno di Serebrjiakov e Elena è terminato e i due se ne sono andati. Anche il dottor Astrov è andato via e tutto torna come prima.
La situazione di Sonja e dello stesso Vanja, infatti, non è senz’altro migliorata. I due rimangono a vivere e lavorare nella tenuta di famiglia, che tuttavia presto o tardi verrà venduta da Serebrjiakov. Lo zio, inoltre, dopo aver tentato di uccidere suo cognato, prova a suicidarsi ma Sonja riesce a fermarlo e a farlo desistere.
È a questo punto della vicenda che, rassegnata a vivere un’esistenza misera, fatta di duro lavoro e di ben poche felicità, tenta di consolare un Vanja completamente distrutto dai rimorsi e dai rimpianti.
In questo monologo cerca di consolare lo zio ma allo stesso tempo prova a consolare anche se stessa. È convinta che per loro non può che esserci questa esistenza e afferma che a loro non resta altro che prenderne coscienza e vivere questa loro vita fatta di sacrifici e di duro lavoro.
Ma allo stesso tempo si accende in lei una fievole speranza: prima o poi, anche lei sarà felice. E se non lo sarà in questa vita, sicuramente lo sarà nell’altra.
Il testo del monologo di Sonja da “Zio Vanja” di Cechov
Atto Quarto
Che vuoi farci, bisogna vivere! Noi, zio Vanja, comunque vivremo. Vivremo una lunga, lunga serie di giorni, di lunghe serate; sopporteremo con pazienza le prove che il destino ci manderà; ci affaticheremo per gli altri, e adesso e da vecchi, senza conoscere tregua e, quando verrà la nostra ora, moriremo con mansuetudine, e di là, dalla tomba diremo che abbiamo sofferto, che abbiamo pianto, che sentivamo tanta amarezza, e Dio avrà pietà di noi, e io e te, caro zio, vedremo una vita luminosa, stupenda, meravigliosa, ne saremo contenti e ci volteremo a guardare le nostre disgrazie di oggi con tenerezza, con un sorriso… e riposeremo.
Io credo zio, credo ardentemente, appassionatamente… Riposeremo! Risposeremo! Riposeremo!
Sentiremo gli angeli, vedremo tutto il cielo pieno di diamanti, vedremo tutto il male terreno, tutte le nostre sofferenze affondare nella misericordia che riempirà di sé tutto il mondo, e la nostra vita diventerà quieta, soave, dolce come una carezza.
Io credo, credo… Povero, povero zio Vanja, tu piangi… Tu non hai conosciuto gioie nella tua vita, ma aspetta zio Vania, aspetta… Noi riposeremo… Noi riposeremo! Riposeremo.
E tu, come lo faresti?
Se hai voglia di interpretare anche tu la dolce e rassegnata Sonja creata da Cechov, allora buttati!
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E infine non ti preoccupare se pensi di non avere il “physique du rôle” o l’età giusta per recitare il personaggio di Sonja, a noi va benissimo lo stesso.
Vogliamo solo vedere come interpreteresti tu questo monologo e confrontarci!
Aiutaci a rendere virale il teatro!