Dopo aver conosciuto da vicino la Sofia di Due Partite, lasciamo l’Italia per intraprendere un viaggio spazio-temporale e approdare nell’Inghilterra e nella Francia dei primi anni del 1400. Facciamo quindi la conoscenza di una figura carismatica, quella del re Enrico V d’Inghilterra.
A interpretare per noi il monologo di questo personaggio ĆØ il nostro amico e attore Lorenzo. Puoi vedere la sua interpretazione nel canale Youtube Ufficiale di Teatro per Tutti.
Se hai voglia di sfidare Lorenzo, recitando anche tu questo bel monologo, allora entra a far parte del gruppo Facebook “Monologo del Mese” o scopri come partecipare, visitando la pagina web “Monologhi” di Teatro per Tutti.
PerchƩ Enrico V?
La scelta è caduta su questo personaggio perché il suo celebre discorso di San Crispino riesce ancora oggi a coinvolgere chi ha la fortuna di ascoltarlo, facendo nascere nel cuore delle persone la voglia di combattere per qualcosa di giusto. Non è infatti un caso che lo stesso Winston Churchill decise di citarne alcune parole, durante il suo discorso radiofonico del 1940.
Enrico V però, non ĆØ un personaggio di pura fantasia. Ć, al contrario, realmente esistito. Ć stato una figura importantissima per la storia medievale inglese. E sebbene abbia governato l’Inghilterra per soli nove anni, il peso delle battaglie da lui affrontate ha influenzato notevolmente la situazione politica e militare dell’Europa di quegli anni.
Nella memoria del popolo inglese, Enrico V rimase, e forse lo è tuttoggi, un sovrano esemplare. E Shakespeare, facendone il protagonista di uno dei suoi drammi storici più celebri, ha contribuito a rendere ancora più immortale la sua figura.
Chi ĆØ Enrico V?
Come detto, Enrico V non ĆØ un personaggio di fantasia, ma una persona realmente esistita. Governò l’Inghilterra dal 1413 al 1422, anno della sua morte.
In questo breve arco di tempo riuscƬ a far dell’Inghilterra una delle potenze europee più forti e temibili, grazie alla vittoria della battaglia di Azincourt, in cui sconfisse le truppe francesi. In seguito, riuscƬ a sposare la figlia del re francese Carlo VI e a strappare da lui l’accordo di divenire erede del regno di Francia.
Il dramma storico Enrico V è, perciò, incentrato su questo importantissimo episodio storico, la gloriosa battaglia di Azincourt avvenuta nel 1415.
Come ĆØ facile intuire, il Bardo ha esaltato la figura carismatica del sovrano inglese, soprattutto attraverso ben due discorsi alle truppe che gli fa pronunciare durante lo svolgersi della vicenda.
Tuttavia, Shakespeare, ci fa conoscere anche il lato più spietato e crudele di un sovrano che, abilmente e spinto dal forte senso del dovere, agisce sempre e comunque per il bene della propria patria.
La trama di Enrico V
Enrico V venne composto da Shakespeare tra il 1598 e il 1599. E, come giĆ accennato, parla delle difficili ma gloriose campagne militari in Francia del sovrano inglese.
Di seguito ti propongo un breve ma esaustivo riassunto del dramma, che ĆØ suddiviso in ben cinque atti.
La causa bellica dell’impresa militare di Enrico V ĆØ dovuta al fallimento dei negoziati diplomatici tra gli inglesi e i francesi.Ā Il sovrano dell’Inghilterra perciò approda in Francia con un forte esercito e batte ripetutamente i francesi.
Ma nonostante le vittorie riportate, l’esercito inglese ĆØ comunque decimato e stanco e suo malgrado si ritrova alla mercĆØ del nemico, ancora piuttosto forte, nonostante le ripetute sconfitte.
La situazione si sta facendo sempre più critica e il morale dei soldati inglesi ĆØ a terra. Dopo un’intera notte passata a interrogare i suoi soldati e a parlare con loro, Enrico decide d’attaccare le truppe francesi numericamente superiori, nella celebre battaglia di Azincourt, riportando una gloriosa vittoria.
Enrico V diviene quindi Reggente di Francia in base al trattato di Troyes e, sul finire del dramma, gli spettatori vengono a conoscenza di un lato più dolce e un po’ impacciato del grande sovrano inglese.Ā Enrico V infatti corteggia la bella Caterina, figlia del re francese, con evidenti e tenere difficoltĆ nel parlare francese.
Enrico V, un sovrano ma soprattutto un uomo.
Il Bardo ha la grande capacitĆ di regalare allo spettatore personaggi con una straordinaria profonditĆ psicologica.
I personaggi shakesperiani, infatti, molto difficilmente sono del tutto buoni o del tutto cattivi. Lo spettatore e il lettore vengono a conoscenza di sfaccettature diverse (e a volte inedite) dei personaggi che agiscono nella vicenda, facendo nascere il meccanismo dell’empatia.
Il nostro William anche con questo dramma storico, teso a esaltare la figura del grande Enrico V, fa la stessa cosa.
Senza scalfire la grandezza di un sovrano passato alla storia, Shakespeare ci fa conoscere diversi lati di questo re che, nonostante la corona sulla sua testa, ĆØ comunque un essere umano con i suoi pregi e i suoi difetti.
Enrico V, nel corso della vicenda di cui ĆØ protagonista, sa essere leale e giusto, quanto disumano e crudele nei confronti dei suoi traditori e dei traditori della patria inglese.
O ancora, nei confronti dei soldati francesi catturati, che non esita a giustiziare quando si rende conto che per questioni belliche ĆØ bene avere tutti i suoi soldati sul campo di battaglia, senza sprecare nemmeno un uomo a sorvegliare i prigionieri.
Allo stesso tempo, però, Enrico V dimostra di saper essere un uomo valoroso e devoto a Dio, come esattamente si aspettano i suoi sudditi.
Infine, Shakespeare ci fa scoprire un Enrico V un po’ impacciato e estremamente dolce,Ā mentre corteggia la bella Caterina. E conosciamo cosƬ un Enrico nuovo,Ā lontano anni luce dall’uomo valoroso e combattivo che abbiamo conosciuto nelle scene precedenti.
E ci ĆØ molto difficile non essere dalla parte di questo giovane sovrano, anche quando ĆØ un po’ troppo spietato nei confronti dei rivali e dei nemici.
Il monologo di Enrico V
Come giĆ detto, il monologo riportato nell’articolo ĆØ uno dei due discorsi che il sovrano inglese pronuncia ai suoi uomini, durante la difficile campagna militare in Francia.
In questo discorso, probabilmente il più celebre dell’intero dramma, Enrico V infonde coraggio e fiducia nei soldati inglesi, particolarmente provati dalle battaglie precedenti e spaventati dalla numerositĆ dell’esercito nemico.
Probabilmente anche tu, come me, dopo aver letto o sentito questo discorso avrai voglia di andare in battaglia, tanto sono potenti le parole che il Bardo fa pronunciare al sovrano inglese!
Il testo del monologo
Atto Quarto, Scena Tre
Chi è che dice così? Mio cugino Westmoreland? No, mio caro cugino.
Se destinati a morire, siamo già abbastanza numerosi. E se dobbiamo vivere, quanto più in pochi saremo, tanto più grande sarà la nostra parte di gloria. Per amor di Dio, ti prego, non volere un sol uomo di più.
Io son tuttāaltro che avido dāoro; e non māimporta di chi si nutre a mie spese, nĆ© me la prendo se cāĆØ chi indossa i miei panni: nei miei desideri non trovano posto le cose esteriori. Ma se ĆØ un peccato aspirare alla gloria, io sono il peccatore più incorreggibile che ci sia al mondo.
No, in fede mia, cugino, non volere un solo inglese di più.
Proclama piuttosto a tutto lāesercito, che chi non ha abbastanza fegato per questa battaglia può pure andarsene: noi gli daremo un passaporto, e nella borsa gli metteremo anche i soldi del viaggio.
Noi non vogliamo morire in compagnia di un uomo che teme di essere nostro compagno nella morte.
Oggi ĆØ la festa di San Crispino e San Crispiano: chi sopravvive questāoggi per tornare a casa sano e salvo, si leverĆ sulle punte solo a sentire nominare questo giorno, e fremerĆ al nome di San Crispiano.
Chi vedrĆ questo giorno e arriverĆ alla vecchiaia, ogni anno, alla vigilia, festeggerĆ coi vicini, dicendo: āDomani ĆØ il giorno di San Crispino!ā. Poi si rimboccherĆ la manica e mostrerĆ le sue cicatrici, e dirĆ : āQueste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispinoā.
I vecchi, si sa, dimenticano; e lui dimenticherĆ tutto il resto, eppure ricorderĆ , con fierezza, le gesta di quel giorno.
Saranno allora i nostri nomi che lui avrĆ sulle labbra, come persone di famiglia: Re Enrico, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester, saranno evocati nei suoi brindisi.
E questa storia ogni bravāuomo insegnerĆ a suo figlio; e il giorno di Crispino e Crispiano non passerĆ mai, da questo giorno sino alla fine del mondo, senza che in esso ci si ricordi di noi.
Noi pochi, noi felici pochi, noi fratelli in armi.
PoichĆ© chi oggi verserĆ il suo sangue con me sarĆ mio fratello: e per quanto sarĆ di umili origini, in questo giorno si farĆ nobile la sua condizione. E i gentiluomini che ora, in Inghilterra, si trovano a letto, si danneranno lāanima per non esserci stati, e si sentiranno menomati, quando sentiranno parlare un uomo che combattĆ© con noi il giorno di San Crispino!
E tu, come lo faresti?
Se ti ĆØ venuta la voglia di interpretare questo bel monologo del grande Enrico V, non fare il timido e sfida il nostro Lorenzo!
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E infine non preoccuparti se pensi di non avere il āphysique du rĆ“leā o lāetĆ giusta per recitare il personaggio di Enrico V.Ā A noi va benissimo lo stesso.
Vogliamo solo vedere come reciteresti tu questo monologo e poi confrontarci!
Che aspetti? Rendi virale il teatro assieme a noi!