Nuovo appuntamento con la nostra rubrica del “Monologo del Mese”. Questa volta facciamo la nostra conoscenza del perfido e invidioso Iago, da l’ “Otello” di William Shakespeare.
Ad interpretare per noi il monologo di uno dei più diabolici personaggi shakesperiani è il nostro amico attore Achille Marciano.
Puoi vedere la sua interpretazione nel Canale YouTube di Teatro per Tutti oppure in fondo a questo articolo.
Perché Iago?
Spesso si dice che i personaggi cattivi abbiano un non so che di affascinante, un qualcosa che attrae, nonostante le loro azioni siano decisamente malvagie. Con Iago, per quanto mi riguarda, è capitata esattamente questa cosa.
Iago è diabolico e scaltro. E’ invidioso e geloso. Probabilmente sarebbe la peggior persona con cui avere a che fare. Eppure è anche affascinante proprio per la sua perfidia.
E ritengo che per un attore sia una gran bella sfida interpretare un tipo del genere.
Ed è per questo motivo che entra, di diritto, nel nostro progetto.
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Chi è Iago?
Iago, che non è esattamente una brava personcina, è l’alfiere di Otello un giovane forestiero proveniente probabilmente dal Nord Africa.
Otello è un combattente valoroso, tanto che riesce ad occupare la posizione di Generale dell’esercito di Venezia, nonostante sia appunto solo un “Moro”, uno straniero.
Al contrario Iago non sembra essere particolarmente valoroso come militare. Lo si intuisce dal fatto che occupa la posizione subalterna di alfiere e che Otello preferisce promuovere Cassio a luogotenente, piuttosto che lui.
Forse proprio da questa promozione mancata e assegnata ad un altro, nasce tutta l’invidia e la rabbia di Iago.
Una rabbia calcolata, mai furiosa ma implacabile nel piano di vendetta che Iago porta avanti ai danni del “Moro”.
Tutto il dramma shakesperiano è infatti incentrato sulla profonda invidia che Iago sembra provare nei confronti di chi lo circonda: non solo nei confronti del “Moro” ma anche nei confornti, ad esempio, di Cassio suo collega.
La trama di “Otello”.
A muovere le fila della vicenda è perciò proprio Iago, da considerarsi il vero protagonista della tragedia sebbene il suo nome non compaia nel titolo del dramma.
Un accenno della trama puoi leggerla nel mio articolo “Le donne di Shakespeare” in cui analizzo la figura di Desdemona, la moglie del Moro.
Fin dalle prime pagine dell’ “Otello” si capisce quanto Iago sia arrabbiato nei confronti del Moro di Venezia
Senza troppi giri di parole, in uno dei suoi monologhi ci dice che odia Otello. Lo odia con tutto se stesso. E vuole rovinargli l’esistenza, sotto ogni punto di vista.
Per far sì che questo accada, Iago usa tutta la sua intelligenza e scaltrezza servendosi senza remore degli altri, ingannandoli.
Dapprima, per vendicarsi della promozione mancata, scredita la persona di Cassio agli occhi di Otello, attraverso uno stratagemma.
Poi in un secondo momento, sfruttando la fraterna amicizia tra Cassio e Desdemona, fa in modo che il Moro possa impazzire di gelosia nei confronti della moglie, donna da lui amata con passione e di cui si fida ciecamente.
Iago inizia a far credere ad Otello che il rapporto tra i due sia fin troppo intimo, insinuando nella mente del Moro il sospetto del tradimento.
Ed è proprio questo semplice sospetto che pian piano rende il Moro furioso portandolo a compiere gesti estremi, di cui si pentirà amaramente.
Il tema dell’ Invidia.
“Otello” come “Romeo e Giulietta” è una tragedia fondata sui sentimenti. Ma se nella seconda, è l’amore proibito tra i due ragazzini protagonisti a mettere in moto la storia, qui è un sentimento del tutto negativo a portare avanti le fila della vicenda.
In “Otello” è l’Invidia la chiave dell’azione.
Proprio dall’invidia ha inizio un susseguirsi di azioni e sentimenti che portano inevitabilmente ad un epilogo tragico.
L’Invidia è l’origine da cui scaturiscono tutti i mali. E Shakespeare vuole insegnarci che è bene non cedere a questo sentimento, perché non porterà mai a niente di buono.
Sembra metterci in guardia. E lo fa attraverso il diabolico e invidioso Iago, che usa la sua scaltrezza solo per far del male.
Il tema della Gelosia.
Allo stesso modo, Il Bardo sembra farci anche riflettere su un altro sentimento che si insinua velenosamente tra i rapporti umani, la Gelosia.
Se Iago è l’emblema dell’Invidia, Otello è senz’altro il simbolo della Gelosia. Quella gelosia cieca, che alimenta se stessa fino a distorgere completamente la realtà.
Quella gelosia che compromette i rapporti tra le persone, rovinandoli e distruggendoli.
In “Otello” quindi non può esserci spazio per i buoni sentimenti. Tutto viene distrutto e fagocitato dall’Invidia e la Gelosia e chi è d’indole buona e giusta, come la dolce Desdemona, è destinato a soccombere.
La modernità di “Otello”: il Male travestito da Amicizia.
Ciò che rende “Otello” ancora oggi così affascinante e attuale, è il ruolo di Iago. O meglio, il suo modo di essere cattivo e perfido.
Iago, infatti, non è il classico antagonista da cui l’eroe non si aspetta altro che azioni malvagie volte a distruggerlo.
Il nostro alfiere è un antagonista subdolo e ingannatore, e per questo ancor più temibile.
Lo spettatore sa che è malvagio, solo perché Shakespeare lascia che Iago si confidi con noi attraverso i suoi monologhi, “spoilerando” le sue reali intenzioni.
Senza questo espediente, forse la maggior parte di noi cadrebbe nelle grinfie di Iago proprio come Otello e gli altri personaggi.
Più di una volta, Iago, infatti si comporta come una persona onesta e sincera, pronta sempre ad aiutare il prossimo.
Si finge amico di tutti, quando in realtà il suo obiettivo è distruggere chiunque ha intorno. Distruggere ciò che di leale e buono c’è nelle persone.
Iago è il Male. Il Male travestito da Amicizia. La sua modernità è proprio in questo. Chiunque di noi, prima o poi, ha avuto a che fare con false amicizie.
Ma perché Iago è così cattivo?
Detto questo, sorge una domanda spontanea: Perchè?
Perché Iago è così cattivo, con tutti?
E la domanda è più che lecita, nonostante i tanti monologhi e soliloqui attraverso i quali Iago ci fa conoscere le sue vere intenzioni e ogni dettaglio del suo malvagio piano.
In ognuno di questi monologhi, infatti, sembra che lo stesso alfiere si sforzi di trovare lui per primo delle motivazioni di tutto questo suo rancore.
Cerca e brama delle cause per tutto questo odio, aggrappandosi anche a delle voci di corridoio, che potrebbero non avere fondamento, solo per avere un motivo per far del male ad Otello e agli altri.
Proprio per questo motivo, è assolutamente interessante per un attore interpretare Iago.
Per renderlo credibile è necessario capire Iago e vedere la realtà attraverso i suoi occhi. Cosa, a mio parere, non proprio facile. Soprattutto perché con personaggi totalmente negativi come Iago, è facile cadere nel clichè del cattivo.
L’ipotesi dello studioso Alessandro Serpieri.
A questa domanda, nel corso del tempo, hanno provato a rispondere attori, registi e tantissimi studiosi e letterati.
Tutti concordano nel dire che le motivazioni di tutto questo rancore sono solo accennate, mai approfondite (e se leggi il testo teatrale potrai constatare che effettivamente è così).
Ne consegue che Shakespeare abbia lasciato a tutti la possibilità di riflettere su questo punto, anche agli spettatori.
Su Iago e sulle sue motivazioni è possibile fare mille congetture.
Tra le varie ipotesi portate avanti nel corso degli anni, penso che possa essere interessante quella dello studioso Alessandro Serpieri.
Nel suo saggio “Otello: l’Eros negato. Psicoanalisi di una proiezione distruttiva” Serpieri avanza l’ipotesi di un Iago omosessuale che, negando la sua sessualità, esprime le sue pulsioni sessuali attraverso tutto il suo rancore e la sua voglia di distruggere l’altro.
In effetti, a sostegno di questa teoria, c’è l’assoluta mancanza di affetto e di trasporto erotico nei confronti della moglie Emilia.
Anche quando afferma, in uno dei suoi monologhi, che voci di corridoio dicono che sua moglie lo abbia tradito con Otello, si capisce come questa sia solo una “scusa” in più per esercitare il suo piano di vendetta. Non è infatti la causa scatenante dell’odio per il Moro. Nel monologo il tema portante è l’odio per Otello, non la rabbia per il tradimento della moglie.
Così come anche la mancata promozione a favore di Cassio è ancora una volta una “scusa” per odiare il Moro.
Serpieri, inoltre, analizzando fin nei minimi dettagli il testo della tragedia, afferma che Iago nega la sua sessualità anche attraverso la figura retorica della Litote che usa spesso ai danni di Otello stesso.
La Litote è una figura retorica attraverso cui, tramite una negazione, in realtà si sta affermando qualcosa.
Iago la utilizza con il Moro, per indurlo ad avere il sospetto che la moglie lo tradisca con Cassio. La prima volta che mette in atto questo atteggiamento è nella seconda scena del terzo atto, quando Cassio saluta frettolosamente Desdemona mentre Iago e Otello si stanno avvicinando.
Iago: Ah, questo non mi piace.
Otello: Come dici?
Iago: Niente signore. O piuttosto… non so bene…
Otello: Non era Cassio che ora salutava mia moglie?
Iago: Cassio? No di certo. Non potrei credere che sarebbe sgattaiolato via come un colpevole a vedervi arrivare.
Otello: Mi pareva proprio lui.
Traduzione: Emilio Cecchi e Suso Cecchi D’Amico.
Lo studioso Serpieri, a sostegno della sua tesi, afferma anche che Iago nega la propria Omosessualità latente attraverso le parole piene di sconcezze che pronuncia nella prima scena del primo atto a Brabanzio, il padre di Desdemona per screditare e distruggere il Moro e la ragazza stessa.
In effetti, Iago non lascia niente all’immaginazione nel raccontare quello che secondo lui, di nascosto, stanno facendo Desdemona e Otello. E quello che dice non è esattamente carino.
Proprio ora, in questo preciso momento, un vecchio caprone nero sta cavalcando la vostra bianca pecorella.
Levatevi, levatevi! Coi rintocchi della campana svegliate i russanti cittadini, prima che il diavolo vi faccia nonno!
Traduzione: Emilio Cecchi e Suso Cecchi D’Amico.
Chissà… forse lo studioso Sarpieri ci ha visto giusto. E senz’altro è una considerazione che si può tenere presente, per interpretare questo meraviglioso personaggio.
Il Monologo di Iago.
Il monologo scelto per questo appuntamento del “Monologo del Mese” è quello che Iago pronuncia alla fine del Primo Atto.
In questo momento della storia Iago ha già provato a screditare Otello, raccontando al padre di Desdemona dell’incontro segreto tra i due. Ne consegue che Brabanzio, sebbene sia notte fonda, è così furioso da uscire di casa e iniziare a dare la caccia al Moro, per ucciderlo.
Iago, che già fin dall’inizio fa il doppio gioco, avvisa Otello del pericolo che lui stesso ha causato. L’alfiere si aspetta che Otello subisca le conseguenze della menzogna che ha messo in giro, ma il caso vuole che sia il Doge di Venezia ad intervenire in sua difesa, chiudendo la questione dopo aver ascoltato i due amanti, i quali raccontano di essersi incontrati per sposarsi in gran segreto.
I Turchi, nemici di Venezia, si stanno infatti muovendo per attaccare e perciò il Doge persuade Brabanzio ad accettare il matrimonio della figlia, così che Otello possa partire per Cirpo a difesa di Venezia.
Iago è troppo determinato a distruggere Otello per darsi per vinto, quindi decide di affinare meglio il suo piano e, quando rimane solo in scena, confida i suoi pensieri al pubblico.
Il testo del Monologo.
Scena Terza, Atto Primo.
Io odio il Moro… Si è anche bisbigliato, qua e là, che egli mi abbia sostituito nel dovere coniugale tra le mie lenzuola.
Non so quanto sia vero, ma per un semplice sospetto del genere io agirò come avessi certezza.
Di me egli si fida; e tanto meglio agiranno su di lui le mie macchinazioni.
Cassio è un bell’uomo… Vediamo un po’…
Prendergli il posto, e far culminare il mio piano in un colpo doppio…
Ma come? Come?
… Ecco… Fra un po’ di tempo, potrei stillare nell’orecchio di Otello che Cassio è troppo in intimità con sua moglie.
Cassio ha un aspetto e un carattere soave, che sembran fatti apposta per far sospettare gli uomini e per far girare il capo alle donne.
ll Moro è d’indole semplice e franca.
Crede onesti quegli uomini che appena lo sembrano. E si farà menare per il naso docilmente come un somaro.
Ho trovato… L’idea c’è.
Poi l’inferno e la notte porteranno alla luce questo parto mostruoso.
E tu come lo faresti?
Non hai voglia anche tu di interpretare il diabolico Iago?
Il progetto “Monologo del mese” è nato per condividere insieme la bellezza della recitazione, attraverso l’interpretazione dei più bei monologhi teatrali di sempre.
Non pretendiamo di indicare quale sia l’interpretazione giusta. Ogni attore può recitare questi monologhi in modo differtente, dando sfumature diverse alle parole del personaggio.
E noi siamo curiose di vedere come interpreteresti tu l’alfiere del Moro!
Se hai voglia di metterti in gioco,ti invito a far parte del nostro gruppo facebook “Monologo del mese” e a partecipare al nostro gioco, seguendo le indicazioni presenti nel gruppo o visitando la nostra pagina web “Monologhi Teatrali”.
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