Dopo aver conosciuto la dolce e rassegnata Sonja di “Zio Vanja”, cambiamo decisamente registro e facciamo la conoscenza di un appassionato di teatro davvero particolare, nato dalla genialità surreale di Karl Valentin.
Il monologo in questione si intitola “Teatro dell’obbligo” e ad interpretarne una parte è il nostro amico e attore Diego Bellettini.
Puoi vedere la sua interpretazione andando sul canale youtube ufficiale di Teatro per Tutti. Se hai voglia di sfidare Diego e recitare anche tu questo divertente pezzo teatrale, allora entra a far parte del nostro gruppo Facebook “Monologo del Mese”.
Perché questo monologo?
La scelta è caduta su questo monologo, perché unisce la voglia di sorridere con l’amore per il teatro.
L’autore e cabarettista Valentin con questo suo pezzo teatrale ha dato vita ad un personaggio decisamente fuori dal comune. Una sorta di innamorato pazzo per il teatro. E la logica con cui porta avanti le sue argomentazioni è davvero bizzarra, sebbene perfettamente ben esposta.
Come nel caso del monologo “Lettera d’Amore” che vi avevamo già proposto, anche in “Teatro dell’obbligo” la base comica si fonda sul linguaggio, che viene svuotato di significato e quindi dissacrato.
La comicità di Karl Valentin è tutta giocata sulla parola. Il riso si sviluppa a causa proprio dei dialoghi e dei monologhi che i personaggi di Valentin portano avanti e non su ciò che a loro accade.
Con Valentin fanno ridere le parole e i discorsi, non le situazioni.
Il Cabaret di Karl Valentin
Prima di proseguire e presentare maggiormente nel dettaglio il monologo in questione, è bene capire meglio chi sia Karl Valentin e quale sia la sua comicità.
Karl Valentin è nato a Monaco di Baviera nel giugno del 1882. Ha mosso i suoi primi passi come musicista e poi attore nei primi anni del Novecento proprio nella sua città natale.
Una Monaco a pochi anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, in cui pullulavano locali in cui si esibivano molteplici artisti.
In questo contesto, la stravagante e inusuale comicità di Valentin trovò successo, non solo tra gli spettatori ma anche e soprattutto tra alcuni intellettuali di allora, come Hermann Hesse e Bertolt Brecht.
La comicità di Valentin si fonda sul proporre, attraverso i suoi irresistibili personaggi, esattamente lo stesso linguaggio e le stesse situazioni quotidiane che gli spettatori vivono tutti i giorni.
Si tratta però di una quotidianità che Valentin porta all’eccesso, creando un’atmosfera surreale che rivela l’ipocrisia della società.
Il mondo rappresentato da Valentin è quindi un mondo vuoto in cui i suoi personaggi si muovono e si esprimono attraverso meccanismi ordinari e ripetitivi, senza soluzione di continuità.
Il riso nasce dalla rappresentazione disincantata dell’ipocrisia delle strutture sociali e in scena i personaggi valentiniani parlano tantissimo, senza dire niente di concreto.
Valentin sembra così suggerirci che è la realtà stessa ad essere surreale. E proprio grazie a questa sua caratteristica, è considerato una sorta di precursore del Teatro dell’Assurdo.
Il monologo “Teatro dell’obbligo”
Protagonista di questo pezzo teatrale è un grande estimatore del teatro, e forse addirittura un attore stesso.
Il monologo inizia con una domanda che, purtroppo, è ancora terribilmente attuale “Come mai i teatri sono vuoti?“.
La risposta è semplice quanto scontata, perché la gente non ci va! Il nostro protagonista, quindi, prova a chiedersi quale potrebbe essere la soluzione per poter riempire nuovamente i teatri di spettatori.
Ed ecco che ha la grande idea di istituire il teatro dell’obbligo, convinto che l’unico modo per fare andare le persone ad assistere ad uno spettacolo teatrale, sia costringerle a farlo.
Quel che questa persona dice è totalmente bizzarro, se non addirittura assurdo. Ma esprime i suoi concetti con talmente tanto fervore e convinzione che, tra una risata e l’altra ti può quasi venire in mente che forse non ha così torto!
Come per ogni personaggio di Valentin, anche in questo caso siamo di fronte ad una persona che, pur essendo totalmente distaccata dalla realtà, si esprime facendo riferimento a quei meccanismi sociali in cui lo spettatore è immerso.
Meccanismi sociali che però, in bocca ad una persona bizzarra come lui, smarriscono il loro originale significato e diventano del tutto assurdi.
Il Testo del Monologo
Come mai i teatri sono vuoti? Solo perché il pubblico non ci va. La colpa è tutta dello Stato.
Perché non si istituisce il teatro dell’obbligo? Se ognuno sarà costretto ad andare a teatro, le cose cambieranno immediatamente. Perché pensate abbiano creato la scuola dell’obbligo? Nessuno andrebbe a scuola se non fosse costretto ad andarci. Per il teatro, anche se non è facile, forse si potrebbe senza troppe difficoltà fare lo stesso. Con la buona volontà e il senso del dovere, si ottiene tutto.
Non è forse vero che anche il teatro è una scuola, punto interrogativo!
Si potrebbe istituire il teatro dell’obbligo, già a cominciare dai bambini. Logicamente il repertorio di un teatro per bambini sarebbe costituito esclusivamente di favole come Hansel e Gretel, o Il lupo e le sette Biancanevi.
Cento scuole in ogni grande città, mille ragazzi in ogni scuola, fa in totale centomila ragazzi. Pensate per quanti attori si creerebbero così delle occasioni di lavoro!
Decretato a livello regionale, il teatro dell’obbligo sarebbe un motivo di incremento per l’intera vita economica. Non è certo la stessa cosa dire: “ ci vado stasera a teatro?” oppure: “Oggi devo andare a teatro”. Con l’obbligo ogni singolo cittadino rinuncia spontaneamente a tutti gli altri stupidi divertimenti serali come i birilli, i tarocchi, le discussioni di politica in birreria, gli appuntamenti, per non parlare di certi banali giochi di società, tipo “Attenti all’uomo nero”, “Sarto, prestami tua moglie” che servono solo a perdere tempo.
Il cittadino sa che andare a teatro è un suo dovere. Non è più necessario che scelga lo spettacolo tale o talaltro, non ha più dubbi “ci vado o non ci vado stasera a vedermi Tristano e Isotta?”. No, ci deve andare per forza, perché è suo dovere!
È costretto ad andare a teatro 365 volte all’anno, che il teatro gli faccia schifo o no.Anche a uno scolaro fa schifo andare a scuola, ma ci va volentieri perché è suo dovere. È un obbligo.
E tu come lo faresti?
Non hai voglia anche tu di interpretare questo personaggio tanto bizzarro e divertente? Se è così, prendi coraggio e sfida il nostro amico Diego!
Il nostro è una sorta di gioco che ha il solo scopo di condividere insieme la bellezza della recitazione, attraverso l’interpretazione dei più bei monologhi teatrali di sempre.
Non pretendiamo di indicare quale sia l’interpretazione giusta. Ogni monologo può essere recitato in modo differente, e possedere sfumature differenti a seconda dell’interprete.
Se hai voglia di metterti in gioco, allora entra nel nostro gruppo facebook “Monologo del mese” e partecipa seguendo le indicazioni presenti nel gruppo o leggile nella nostra pagina web “Monologhi”.
Nel casotu loritenga necessario, abbiamo scritto anche diversi articoli pieni di suggerimenti e consigli per chi vuole diventare attore, nel nostro Tutorial di Recitazione. Siamo consapevoli che i nostri articoli non possono certamente sostituirsi ad una buona scuola di recitazione, ma siamo convinte che possano rivelarsi utili per chi sta intraprendo questo tipo di formazione!
Inoltre, abbiamo scritto anche un Manuale di Dizione, che può tornarti utile se, mentre reciti, si sente un po’ il tuo accento dialettale. Nel nostro gruppo Facebook, infatti, puoi trovare attori e attrici provenienti da qualsiasi parte d’Italia, e sebbene non sia un requisito obbligatorio, avere una buona dizione è comunque gradito! 😉
Rendi virale il teatro assieme a noi!