Nell’ultimo articolo abbiamo visto l’evoluzione del modo di vestire in Europa dalla caduta dell’impero romano fino al 100 circa. Periodo che viene chiamato dagli storici “Alto Medioevo”.
Oggi continuiamo il nostro viaggio nella storia della moda, arrivando al “Basso Medioevo”. Questo periodo storico va dal 1200 e il 1492 d.C., anno in cui per convenzione si comincia a parlare di “Età Moderna”.
In realtà, sia a livello storico che dal punto di vista del costume, potremmo cominciare a parlare di età Moderna già dal 1348. Questo infatti fu l’anno in cui si concluse la grande epidemia di peste. In seguito a questo evento presero avvio i grandi fenomeni culturali dell’Umanesimo e del Rinascimento.
Questi fenomeni culturali riguardarono anche l’abbigliamento, che già in precedenza aveva incominciato ad evolversi velocemente rispetto ai secoli più “bui”. Ma in particolare tra il 1348 e il 1492 l’abbigliamento comincia a cambiare con cadenza quasi decennale, assumendo il carattere di moda storica.
Del periodo tra il 1200 e la fine della peste nel 1348 non c’è molto da dire. L’abbigliamento non si differenziò molto rispetto ai secoli dell’alto Medioevo.
Ma nei successivi 144 anni, ad essere sincera mi trovo un po’ in difficoltà, visto quanto devo sintetizzare quello che per me è sempre stato, e sempre sarà, il periodo storico preferito (al pari con il 1700).
Purtroppo non riuscirò a parlarvi di tutte le meraviglie ed eccessi che si susseguirono, tanto da costringere le istituzioni, laiche ed ecclesiastiche, ad introdurre una legislazione suntuaria, che regolava non solo l’eccesso estetico, ma anche quello economico. Molto spesso si facevano debiti e si dilapidavano patrimoni per apparire al meglio e sfoggiare il proprio status sociale.
Anche in questo caso lo spazio di un articolo è molto restrittivo, dovremmo dedicarne uno ad ogni singola parte dell’abbigliamento maschile e femminile.
Ma vediamo di sintetizzare al meglio ogni secolo del Basso Medioevo.
La moda del XIII Secolo
Come ho già accennato in precedenza, nel 1200 non ci furono molti cambiamenti rispetto ai secoli precedenti.
L’abbigliamento, sia maschile che femminile, si distingue per la sua estrema semplicità, soprattutto per quanto riguarda le classi meno abbienti.
Sicuramente un tratto distintivo di questo secolo fu l’evoluzione della tecnica di tintura dei tessuti, soprattutto per colori come il rosso e il blu. Si inizia in questo secolo ad utilizzare la “Mordenzatura“, un procedimento che serviva a fissare efficacemente i pigmenti sulle fibre tessili: i tessuti venivano bolliti in acqua (con temperature comprese fra i 70° e i 90° centigradi), mescolata ai cosiddetti mordenti, varie sostanze che li preparavano all’immersione successiva nel colorante.
Per quanto riguarda il Rosso, tra i coloranti principali possiamo citare la Robbia, un colorante ricavato dalle radici di Rubia tinctorum (che poteva essere miscelata anche con altri colori per ottenere sfumature violacee, il cosiddetto pavonazzo), o il Cremisi, estratto da minuscoli ragni di colore rosso (i Kermes), che danno una colorazione rosso scura, tendente all’arancio.
Invece nel caso del Blu possiamo citare l’Indaco, ottenuto dalle foglie di Indigofera tinctoria, e il Guado, la più importante e costosa delle tinture medievali, che poteva raggiungere toni carichi e vivaci ed una ricca gradazione di azzurri (tanto da essere assunto dal Re di Francia come colore araldico, rimasto invariato nei secoli).
È importante evidenziare che durante tutto il Medioevo la distinzione dei colori non veniva fatta con la stessa concezione di oggi. Su un drappo di lana, un Blu denso e luminoso veniva percepito più vicino ad un Rosso, denso e luminoso, che ad un blu pallido e smorto.
Per cui quello che dava importanza al tessuto era più l’intensità del colore, piuttosto che il colore stesso. Per l’uomo medievale non c’era nessuna differenza tra il blu, il rosso, il giallo o il nero, la differenza stava nell’intensità che si riusciva a dare al colore.
La moda nel XIV Secolo
In questo secolo, il progressivo spostamento dalle campagne alle città portò ad un maggiore gusto per l’eleganza. Il senso di verticalità dello stile gotico influenzò anche il costume: gli abiti si fecero sempre più stretti, donando maggiore snellezza alla figura, sia maschile che femminile.
Inoltre si cominciano a vedere i primi cambiamenti veri e propri e le prime sperimentazioni, soprattutto nel taglio degli abiti: è infatti questo il secolo che vede la nascita dei primi sarti specializzati, i quali si distinsero dagli altri artigiani che producevano i vari accessori del costume, come, ad esempio, calze, stivali e scarpe.
L’abbigliamento maschile del XIV secolo.
Durante il corso del secolo, sia la lunghezza che la larghezza delle vesti maschili si riduce progressivamente, come si può vedere in molti affreschi dell’epoca. Ad esempio in “Effetti del Buon Governo” di Ambrogio Lorenzetti (1337-1339), nel Palazzo Comunale di Siena.
Si cominciarono a vedere diversificazioni nel costume a seconda dell’età.
I giovani indossavano calze solate in panno, attaccate al farsetto per mezzo di lacci, talmente strette da dover essere slacciate per piegarsi.
Gli uomini più anziani, sopra alle calze e al farsetto indossavano una veste larga e lunga fino alla caviglia, con maniche strette, chiamata Gonnella. Sopra a questa se ne indossava un’altra, la Cioppa, che aveva le maniche larghe e a volte più corte per mettere in evidenza quelle strette della gonnella sottostante. I fiorentini usavano indossare il Lucco, che prevedeva al posto delle maniche dei tagli laterali, ma per il resto non si differenziava dalla cioppa.
L’acconciatura dei giovani uomini era detta a Zazzera, quella che oggi chiameremo a “paggetto”.
Per quanto riguarda le calzature, se ne vedono fiorire di vari tipi: dalla calza solata, agli stivali di capra, le scarpe di panno, di seta, di pelle impressa a caldo e con la punta molto accentuata, dette alla poulaine (tanto che a volte per poter camminare dovevano essere legate con una catenella).
L’abbigliamento femminile del XIV secolo.
A differenza di quelle maschili, le vesti femminili restano lunghe fino ai piedi. Però si cominciò ad accentuare sempre di più la scollatura.
Gli strati dell’abbigliamento femminile erano molteplici: sopra la camicia e alle calze, lunghe fino al ginocchio, si indossava la gonnella lunga fino ai piedi (e con maniche strette come quelle maschili).
Sopra di essa si indossava la Guarnacca, una sopravveste con maniche ampie, spesso aperta sul davanti e chiusa da bottoni o lacci.
Esistevano diversi tipi di sopravveste. La più ricca era la Pellanda, con maniche ampiamente svasate verso l’orlo, che potevano presentare smerlature, intagli e frange lungo il bordo.
La Cioppa, che si distingueva dalla gonnella per l’ampiezza e la lunghezza delle maniche, che lasciavano intravedere quelle della veste sottostante e che veniva stretta e drappeggiata sotto al seno, tramite una cintura in tessuto abbinato.
Infine la Cappa, un mantello più comodo e meno ingombrante, usato dalle donne per andare a cavallo.
Le maniche costituivano dei veri e propri tesori ed infatti erano spesso oggetto di furto. Si usava decorare una manica dell’abito o della sopravveste, di solito la sinistra, con ricami in filo d’oro, argento, seta o con applicazioni di pietre preziose.
Anche le scarpe erano sfarzose: in pelle o seta e decorate di perle o gioielli. Nei giorni di pioggia si indossavano degli zoccoli in modo da rialzare le suole da terra e non sporcare le scarpe.
La moda nel XV secolo
Con la fine dell’epidemia di peste del 1348, L’Europa va incontro ad una nuova fioritura in campo artistico ed economico.
In Italia, in questo secolo, il centro di tutte le arti maggiori e minori era la Toscana: Siena e Firenze si distinguevano su tutte le altre città.
Ma tipico dell’Italia in questo periodo fu la differenziazione culturale ed artistica per ambito regionale. Ciò si rifletté anche nel costume nelle specializzazioni artigiane collegate ad esso, come ad esempio l’arazzo e il ricamo.
La Toscana dal punto di vista tessile si distinse per la produzione di tessuti come il damascato, il broccato e l’oro velato (l’oro veniva steso sul fondo da ricamare e successivamente si dipingevano con l’ago dei punti, più o meno radi che facevano risaltare il disegno con un effetto di luce-ombra).
La produzione tessile quattrocentesca è impostata su pochi moduli grafici di base, tra cui ad esempio il motivo della melagrana (simbolo orientale di immortalità e fertilità). Questi motivi geometrici si ritrovano non solo nei damaschi o nei broccati, ma anche nei velluti operati, in cui la profondità prospettica è ottenuta tramite le diverse altezze del pelo.
L’abbigliamento femminile del XV secolo.
Come elemento basilare dell’abbigliamento femminile in questo secolo è ancora in voga la Gonnella trecentesca (chiamata però Gamurra, camurra o camora in Toscana e Zupa al Nord). Un indumento di base che per le classi sociali più basse era realizzato in tessuti semplici e di colori naturali. Nel corso del secolo assume sempre più importanza, e quindi viene indossata anche senza niente sopra.
È importante evidenziare che da questo secolo le maniche della gonnella-gamurra non sono più cucite al resto dell’abito, ma unite per mezzo di lacci alla spalla (rifiniti da preziosi puntali chiamati agugielli o aghetti). Potevano essere cambiate a piacimento, anche in tessuti diversi o contrastanti rispetto al resto della veste, e decorate riccamente con fili d’oro, argento, seta o pietre preziose (rimane comunque l’uso di decorare principalmente la manica sinistra, e sono ancora oggetto di furto).
Da qui prende appunto il via il detto “È un altro paio di maniche”, un modo di dire che significa “tutta un’altra cosa, non paragonabile con la precedente“, sia in senso positivo che negativo. Non era raro che le maniche fossero un prezioso dono offerto dal fidanzato alla futura sposa.
Altra particolarità delle maniche quattrocentesche, sono gli spacchi: ornamentali nel caso di quelli superiori, che lasciavano intravedere la camicia come vezzo di vanità; funzionali nel caso di quelli inferiori, che conferivano maggiore mobilità al braccio e al gomito. È da notare che passeranno diversi secoli prima che la sartoria riesca a raggiungere la perfezione nel taglio del giromanica, in modo da dare maggiore agio ai movimenti del braccio. Fino alla seconda metà dell’Ottocento le classi inferiori impegnate nei lavori manuali e agricoli di solito non avevano maniche alla sopravveste (addirittura si dice che, dal punto di vista costumistico, le vesti di questo periodo siano storicamente ben fatte se l’attore non riesce ad alzare le braccia al di sopra del petto).
Tra le sopravvesti troviamo ancora la pellanda trecentesca, la cui ampiezza veniva raccolta sotto al seno in pieghe piatte o cannoni, mediante una cintura in tessuto. L’utilizzo della sopravveste in questo secolo però si diffuse anche alle classi sociali meno abbienti.
Un altro tipo di sopravveste quattrocentesca fu la Giornea: senza maniche, molto scavata sotto alle braccia e con ampia scollatura, in modo da mettere in evidenza la veste sottostante.
Le acconciature femminili furono molteplici: all’inizio del secolo si portavano raccolti dietro, con la riga al centro e con ciocche arricciate ai lati, fino ad arrivare alle trecce avvolte intorno alla testa e decorate dai vespai (file di perle), o al balzo (una cupola sferica spostata indietro rispetto alla fronte, di solito rasata, intrecciato con nastri e di vari colori).
L’abbigliamento maschile del XV secolo.
L’abbigliamento maschile non si differenzia molto dal secolo precedente.
Il Farsetto diventa sempre più corto e con maniche più accentuate sulla spalla. Le Calze solate sono anche divisate, cioè o di due colori diversi per gamba o in vari colori con motivi geometrici (tipo zig-zag).
Tra le sopravvesti più importanti troviamo la Giornea maschile che poteva essere semplice e dritta oppure incannucciata: il tessuto veniva imbottito formando delle specie di cannucce verticali, che partivano all’altezza del petto. La giornea veniva fermata all’altezza della vita o dei fianchi tramite una cintura: di solito si fermava solo sul davanti, in modo che la parte posteriore desse l’effetto di un mantello.
La giornea poteva avere anche delle specie di maniche ad ala aperte a seconda dello sfoggio di ricchezza o carica sociale che si voleva dare. Queste a volte erano anche foderate di pelliccia o seta (inverno o estate). La lunghezza era variabile (da metà coscia al ginocchio). Naturalmente vale lo stesso discorso del secolo precedente per quanto riguarda la differenziazione dell’abbigliamento a seconda delle fasce d’età o della carica.
Tra i copricapi più in voga troviamo il Mazzocchio, un cappello composto da un cerchio imbottito da cui partiva un cappuccio adagiato su lato in vari tessuti, dal velluto al panno (ad esempio quello ritratto nelle medaglie del Pisanello), e la Berretta, un cilindro di feltro che si allargava leggermente sulla testa (ad esempio quello detto alla “capitanesca” indossato da Federico di Montefeltro nel celebre dipinto di Piero della Francesca).
Infine, elemento caratterizzante dell’uomo quattrocentesco era la Scarsella, una piccola borsa che si portava legata alla cintura: più gonfia era, più soldi si avevano disposizione.
Federico di Montefeltro nel celebre dipinto di Piero della Francesca
RIFERIMENTI UTILI PER UN COSTUME TEATRALE DELL’ALTO MEDIOEVO
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