Con questo articolo inizia all’interno del nostro blog una nuova ed interessante rubrica, destinata a tutti coloro che si occupano della realizzazione dei Costumi Teatrali all’interno della loro compagnia: la rubrica “Storia del costume“, tenuta dalla costumista e sarta Francesca Manteri.
In questa prima serie di articoli affronteremo la Storia del Costume del Ventesimo secolo. Una guida per chi non conosce perfettamente le mode dei vari decenni del Novecento, e un punto di riferimento per chi già conosce la Storia del Costume, e può sciogliere eventuali dubbi amletici leggendo gli articoli di Francesca.
Per chi fosse interessato, abbiamo creato il primo Gruppo Facebook sul Costume Teatrale, dove ogni costumista può chiedere consigli e trovare informazioni utili sulla realizzazione dei costumi di scena.
Nella speranza di aver fatto per voi cosa gradita, vi auguro una buona lettura. š
Rebecca
Per un costumista ĆØ importante conoscere, almeno a grandi linee, la storia del costume.
CosƬ come ĆØ importante per lo scenografo conoscere la storia dellāarte e dellāarchitettura.
Si può poi decidere di infrangere gli schemi storici con costumi di fantasia, ma solamente dopo aver ben studiato il nostro passato. Questo ci serve principalmente a capire il testo con cui andremo a confrontarci, la psicologia dei nostri personaggi e il contesto storico in cui lāautore o il regista hanno deciso di ambientare la vicenda.
In altre parole, conoscere le caratteristiche principali di un dato periodo aiuta il costumista nel suo lavoro e riduce i tempi di ricerca e lavorazione dei costumi.
StarĆ a lui, successivamente, decidere se evidenziare gli aspetti storici del costume o gli aspetti psicologici dei personaggi, a seconda dellāidea che il regista gli ha dato dello spettacolo.
In questo senso ci concentreremo sulla storia del costume più che sulla storia del costume teatrale, proprio perchĆ© la seconda deriva direttamente dalla prima. In questo ciclo di articoli andremo a capire le caratteristiche principali dellāabbigliamento del Novecento.
In questo secolo vita quotidiana e teatro vanno effettivamente a differenziarsi, cosa che precedentemente non succedeva, se non in rari casi.
In questo articolo andremo a concentrarci sul primo decennio del Novecento, decennio in cui si innescano le prime scintille rivoluzionarie che andranno a caratterizzare i decenni successivi.
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La moda di Fine Ottocento
La rivoluzione del costume del Novecento prende lāavvio giĆ nel secolo precedente, quando nascono importanti riviste periodiche, che rendono i figurini e i cartamodelli di moda accessibili non solo alla nobiltĆ ma anche alla borghesia.
Tra le riviste più diffuse in Francia nellāOttocento troviamo il āCourier de la modeā e la āGalerie des modesā; in Italia venivano pubblicate riviste come āLa donna galante ed eruditaā, āIl giornale delle nuove mode di Francia e Inghilterraā e il āCorriere delle dameā.
Le innovazioni tecnologiche
Importante in questo senso, fu la nascita della produzione in serie che prese lāavvio grazie allāinvenzione di nuovi mezzi tecnici di tessitura. A questa si affianca nel 1830 lāinvenzione della prima vera macchina da cucire, per mano del francese Thimonnier.
Questa prima macchina riusciva a lavorare a velocitĆ elevata, riuscendo a fare ben trecento punti al minuto, cosa impensabile con la cucitura a mano.
Questa innovazione ridusse notevolmente i tempi di lavorazione di un abito, riuscendo quindi a ridurne notevolmente il prezzo.
In questo periodo si assiste anche alla nascita dei Grandi Magazzini, soprattutto in nazioni maggiormente sviluppate industrialmente come la Germania e i Paesi anglosassoni (tra cui anche gli Stati uniti), che permettono la diffusione della moda a strati sempre più larghi della popolazione.
Un altro sistema di commercializzazione della moda sviluppatosi durante il corso dellāOttocento fu quello degli abiti usati.
Attraverso le mani dei rigattieri e degli straccivendoli, questo mercato era rivolto principalmente alla classe operaia e agli strati più bassi della popolazione. Queste persone non erano interessate allāabito come oggetto di moda, anche perchĆ© essendo usato non era più sicuramente in voga, ma semplicemente era un capo di buona qualitĆ con cui coprirsi.
In Italia dovremo aspettare il boom economico degli anni sessanta, prima che la moda sia facilmente accessibile anche alla classe operaia.
La moda femminile di Fine ‘800
Già dagli ultimi quindici anni del XIX secolo la moda va cambiando sempre più repentinamente, presagendo quello che saranno i primi due decenni del Novecento, in particolar modo per quanto riguarda la figura femminile.
GiĆ dal 1885 il punto vita di abiti e corsetti si abbassa notevolmente, la punta sul davanti si allunga e il volume del seno perde di importanza: il torace di una donna deve essere stretto e la vita esile allāinverosimile, quello che oggi conosciamo come āvitino di vespaā.
La donna, quindi era ancora costretta in busti strettissimi che limitavano i movimenti e la respirazione.
Al tempo stesso però, cominciano a farsi strada tipi di abiti più pratici, visto che con lāavvento della seconda rivoluzione industriale la donna si affaccia al mondo del lavoro in professioni che prima erano accessibili solo agli uomini.
Ć in questo periodo, infatti, che fa la sua prima comparsa il tailleur.
Invenzione attribuita a Redfern, sarto inglese che lo realizzò per la principessa del Galles, la quale, dovendo passare in rassegna le truppe britanniche, necessitava di un capo semplice e al tempo stesso formale. Il tailleur riprendeva il taglio maschile e per realizzarlo era necessario rivolgersi ad un sarto da uomo.
Ć una delle fogge che tuttāoggi riscontra un importante utilizzo in campo lavorativo, proprio per il motivo per cui ĆØ nato, semplice ma al tempo stesso formale.
Nei suoi primi anni vide la sua fortuna grazie ai movimenti femministi e alle suffragette, per la sua estrema somiglianza al completo maschile.
Si tratta comunque solo dellāinizio di un importante cambiamento che avverrĆ veramente nei primi decenni del Novecento, diciamo che questa ĆØ solo la scintilla.
Con il centenario della Rivoluzione francese, negli anni compresi tra il 1888 e il 1890, la moda si ispira alle fogge del periodo del Direttorio: giacche con ampi revers e maniche molto strette sullāavambraccio, che si ampliano sul braccio e sulla pala, caratterizzata da modeste increspature allāattaccatura della spalla.
Tra il 1890 e il 1893 fa la sua prima comparsa la cosiddetta manica a āprosciuttoā, sempre molto stretta sullāavambraccio, con un volume che si amplia dal gomito alla pala, dove ĆØ talmente increspata da superare la linea delle spalle.
à sullo strascico della corrente pittorica dei preraffaelliti, tra il 1893 e il 1897, che si affermano fogge ispirate al Rinascimento, più libere dalle costrizioni.
Le gonne perdono ogni accenno di rotonditĆ sui fianchi, grazie allāabbandono delle vecchie sottostrutture armate, di cui erano state regine la crinolina e la tournure, lasciando spazio alle sottogonne in tessuto, che danno volume principalmente allāorlo della gonna, introducendo quella che oggi conosciamo come ālinea ad Aā.
La moda maschile di Fine ‘800
Anche per quanto riguarda gli uomini cominciano a vedersi i primi cambiamenti.
Alla marsina e alla redingote si va sostituendo una giacca più corta, che arriva fino al fianco e con il davanti arrotondato.
I pantaloni diventano più larghi e pratici rispetto al periodo precedente, ma i cappelli più in auge rimangono il cilindro e la bombetta.
A differenza dellāabbigliamento femminile, nellāabbigliamento maschile vengono usati soprattutto colori scuri con lāobbligo del nero per le occasioni serali.
Gli abiti scuri sono in contrasto con il bianco delle camicie. Queste sono caratterizzate dallo sparato, nella parte frontale dellāabbottonatura, e dal colletto alla coreana o con piccole punte ripiegate sul davanti in modo da non coprire la cravatta o lāascot.
Anche le scarpe sono principalmente di colore nero, rischiarate dalle ghette, in alternativa alle quali si indossavano gli stivaletti abbottonati sulla parte esterna del dorso del piede.
Lāabbigliamento del gentiluomo di fine Ottocento era poi completato dal bastone e dai guanti scuri.
La moda di Inizio Novecento
Tutti questi cambiamenti nella moda di fine ‘800 presagivano quello che sarĆ la moda nei primi quindici anni del secolo successivo, che resterĆ però sempre ancorata alla rigida etichetta ed alle costrizioni che caratterizzano lāabbigliamento del XIX secolo.
Con lāinizio del Novecento queste costrizioni ancora non vengono abbandonate del tutto.
L’influenza delle culture esotiche
Le conquiste coloniali ed i contatti con culture diverse, portano una ventata di esotismo nella moda e nellāarte in generale: il fascino dellāesotismo ĆØ radicato nella cultura dellāOttocento proprio perchĆ© ĆØ anche il secolo del colonialismo e di grandi potenze coloniali quali soprattutto il Regno Unito, la Francia e gli Stati Uniti, che giĆ da circa un secolo importavano merci dalle āprovinceā asiatiche e africane.
Ma la totale mancanza di notizie provenienti dal Giappone durata più di due secoli, fece si che per questo Paese nascesse una vera e propria ossessione nel nostro continente, ossessione che naturalmente, influenzò anche lāarte a tutti i livelli.
In un periodo di tempo lungo cinquantāanni, tra gli anni Sessanta del XIX e gli anni Venti del XX secolo, penetrano nellāarte europea elementi e principi dellāarte nipponica, influenze che presero il nome di japonisme.
La nostra arte traeva la sua fonte di ispirazione principalmente dalle stampe che arrivarono in Olanda tramite la Compagnia delle Indie, chiamate ukiyo-e.
Le ukiyo-e, letteralmente āimmagini del mondo fluttuanteā, ritraevano bidimensionalmente, con colore piatto e in totale assenza di chiaroscuri, scene di vita quotidiana, paesaggi e soggetti teatrali, in cui molta importanza era data allāelemento dellāacqua e alla figura femminile.
Lāidea del movimento era suggerita dalla sinuositĆ della linea curva. Lāimmagine, dalla prospettiva essenziale, era impostata su un taglio fotografico.
Gli europei importavano e stampavano soprattutto i volti femminili e le scene di vita quotidiana di Utamaro e i paesaggi animati di Hokusai.
I kimono importati dal Giappone venivano indossati come vestaglia da casa o ācappotto da teatroā, come testimoniato da numerosi dipinti ottocenteschi, tra cui possiamo citare La Giapponese Camille Monet (1876) di Claude Monet e Madame HĆ©riot (1882) di Pierre-Auguste Renoir. Si trattava di un commercio talmente grande che alla fine del XIX secolo importanti negozi giapponesi di kimono (Iida Takashimaya e Mitsukoshi) ampliarono i loro commerci fino allāEuropa occidentale.
I disegni asimmetrici ukyo-e influenzarono anche la decorazione degli abiti occidentali. Le stoffe giapponesi venivano impiegate nella confezione di abiti alla moda occidentale: esistono ancora alcuni esemplari di tournure realizzate tramite il riadattamento di un kimono o un Kosode (un tipo di kimono più corto sia nella lunghezza che nelle maniche, caratterizzato dalla forma a āTā e indossato con hakama, ovvero una gonna a pantalone).
La moda femminile di Inizio ‘900.
Sicuramente si può riconoscere, a questo avvento della cultura del āsol levanteā, il fatto di aver rivoluzionato fortemente canoni di bellezza del corpo femminile occidentale che erano durati dei secoli.
In particolare per quanto riguarda le forme dei rigidi, costrittivi e deformanti corsetti, in tutte le loro forme dal XVI allāinizio del XX secolo, che gradualmente furono soppiantanti da linee più morbide e leggere, direttamente ispirate da quelle orientali.
La mania occidentale del giapponismo che, precedentemente, aveva influenzato solo la stampa o il ricamo dei tessuti, con lāinizio del Novecento va ad insinuarsi nella foggia degli abiti.
GiĆ dal 1902 si vanno affermando lo scollo a āVā e la manica a kimono, che rende molto più facili i movimenti delle braccia, fino a quel momento decisamente limitati.
Ma dobbiamo aspettare il decennio successivo per una totale rivoluzione, grazie alla liberazione dal corsetto per mano di importanti stilisti quali Paul Poiret e Mariano Fortuny.
La figura femminile ĆØ paragonata a quella di un fiore.
Strettissima sui fianchi e sulla vita, si va ad ampliare dal seno alle spalle.
Questo effetto, che andava a svilupparsi in lunghezza rendendo la figura più longilinea, era denominato ālinea ad Sā.
Era ottenuto tramite un particolare corsetto che copriva anche i fianchi, il cui volume posteriore era dato da un piccolo sellino imbottito chiamato “Cul de Paris“, diretto discendente della Tournure.
Su questo tipo di concezione del corpo femminile va ad affermarsi la figura della Gibson girl.
Nel 1890 Charles Dana Gibson, illustratore della rivista americana Life, disegnò per la prima volta questo nuovo archetipo della bellezza femminile.
Il corpo della Gibson girl, nella sua tipica forma corporea ad āSā, aveva un vitino di vespa, il seno abbondante e un fondoschiena ben pronunciato, tutto messo in risalto da un abito lungo e rettilineo.
Altro elemento importante di questa figura erano i voluminosi capelli, raccolti in uno chignon nelle parte frontale della testa.
Personificazione di questo stile fu lāattrice britannica Camille Clifford, che il pubblico andava a vedere a teatro, più che per le sue effettive doti recitative e canore, per osservarla camminare nei suoi abiti aderenti, audaci e provocatori.
La moda maschile di Inizio ‘900.
A differenza di quella femminile, in questo primo decennio, la moda maschile non subisce importanti cambiamenti.
Ć Edoardo VII, re dāInghilterra, lāicona di stile del gentiluomo dellāepoca. Ć lui ad introdurre lāuso di tenere sganciato lāultimo bottone del gilet andando a formare due punte finali: questo era dovuto sicuramente allāabbondanza del suo ventre e che portò poi a tagliare direttamente i gilet in questo modo.
La differenziazione degli abiti da uomo era data più dalla qualità del taglio e della preziosità dei tessuti che da modelli particolari.
I gilet si abbottonano molto in alto, fino a pochi centimetri al di sotto del collo, da cui spunta la cravatta o in alternativa il papillon.
Anche i soprabiti hanno lāabbottonatura molto alta come quella dei gilet.
Le camicie, sempre di colore bianco, hanno colletti e polsini intercambiabili, in modo da adattarsi facilmente allāoccasione, il giorno o la sera.
Importante nota di eleganza ĆØ la Spilla, che serve a fermare il nodo della cravatta, ma ĆØ anche un vero e proprio gioiello che contraddistingue i gentiluomini di diverse classi sociali. Viene abbinata ai gemelli che chiudono i polsini dotati di doppio occhiello.
Restano ancora di gran moda il bastone ed il cilindro.
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