Come immedesimarsi nel personaggio

In questo articolo Rebecca Luparini ti parlerà di:

Il lavoro principale di un attore è interpretare un ruolo.

Quando lo fa particolarmente bene, si dice che l’attore si è “immedesimato nel personaggio“.

Quando capita questa magia, lo spettatore per un attimo si dimentica che quella persona sul palco sta recitando. E gli sembra di vedere una persona vera, che realmente sta vivendo quelle emozioni.

Ma cosa significa “immedesimarsi in un personaggio”?

In parte, è la stessa lingua italiana che ci viene in soccorso. Questa, per esempio, è la definizione che ho trovato sul dizionario Treccani di “immedesimare”:

Immedesimare: Fare, di due o più cose distinte, una sola e medesima cosa. […] farsi una medesima cosa con un’altra, trasferirsi idealmente nelle vicende, nella situazione psicologica ed emotiva di un’altra persona, facendone propri il carattere, i sentimenti, gli atteggiamenti.

Trasferirsi idealmente nelle vicende, nella situazione psicologica di un’altra persona.

Questa, a mio avviso, è la sfida più difficile ed entusiasmante che ci poniamo davanti quando saliamo sul palco e recitiamo.

A mio avviso, un interprete è veramente bravo quando non si limita a fingere di essere un personaggio, ma quando diventa quel personaggio.

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Immedesimazione: un mix di istinto e metodo

Come puoi intuire, non è assolutamente facile immedesimarsi così tanto nel personaggio, da riuscire a trasferirsi idealmente nella sua situazione sentimentale.

In questo processo, infatti, gioca un ruolo importante l’istinto, visto che abbiamo a che fare con i sentimenti e le emozioni.

Tuttavia, l’istinto da solo non può essere garanzia di successo. Non è infatti un caso che siano nati, nel corso del novecento, tantissimi metodi di recitazione.

I vari metodi di recitazione servono appunto a disciplinare l’istinto che ti porta a immedesimarti nel personaggio. O, nel caso in cui questo istinto sembra non esserci, aiutano prima a risvegliarlo e quindi poi a piegarlo alle esigenze dell’attore.

Durante la mia formazione ho avuto modo di affrontare soprattutto il metodo Stanislavskij.

Stanislavskij ne La locandiera di Goldoni.
Stanislavskij ne La locandiera di Goldoni. Di sconosciuto – Dictionary of theatre, Pubblico dominio, Collegamento

Sebbene Stanislavskij abbia ideato un intero metodo di recitazione, è anche vero che questo non ti fornisce regole ferree e imprescindibili per riuscire ad immedesimarsi con il personaggio. Essendo un processo che ha a che fare con la propria intimità, non può avere regole uguali e precise per tutti.

Sicuramente, ogni attore e ogni attrice porta avanti un personale processo di identificazione nel personaggio.

A volte questo processo è qualcosa del tutto naturale, perché magari hai subito instaurato col  personaggio una connessione, l’hai capito fin dal primo istante.

Altre volte, invece, il personaggio è decisamente diverso da te. E allora devi sforzarti per capire lui e le sue intenzioni.

Recitare è una continua sfida e non è mai facile. Ma la bellezza dell’essere attori è proprio tutta qui. Non ci sono certezze! E anche i nostri fallimenti, come i successi,  sono importanti e fonte di insegnamenti.

Come immedesimarsi in un personaggio

Come ho detto poco più su, l’identificazione col personaggio è qualcosa che ha che fare con ciò che sentiamo nel profondo del nostro animo.

Ma è anche vero che non possiamo affidarci al solo istinto.  È bene, quindi, darsi alcune regole per evitare che l’immedesimazione nel personaggio si fondi su qualcosa che non sempre si riesce a governare. E che a volte non salta fuori a darci una mano.  Non sempre, infatti, per me si accende la scintilla che mi mette in connessione col personaggio.

È per questo motivo che mi sono data alcune piccole direttive, che cerco di seguire soprattutto quando tarda a stabilirsi un legame tra me e il personaggio.

Si tratta, come vedi, di qualcosa che mi riguarda in prima persona.

E quello che segue è ciò che, generalmente, faccio io ogni volta che devo prepararmi per affrontare un nuovo personaggio. Seppur basate sulla mia esperienza e studi, non si tratta di regole universali, ma solo di consigli che puoi provare ad usare e fare tuoi.

1. Leggo il copione

Ovviamente, la prima cosa da fare è leggere il copione. E sebbene possa essere scontata come regola, è bene invece dedicarsi alla lettura del copione con attenzione. La prima volta che leggo il copione, mi sforzo di leggerlo come se stessi leggendo una storia, senza dare importanza al mio personaggio.

La primissima lettura serve a capire le dinamiche della vicenda.

Già la successiva lettura assume un’importanza differente, perché è quella in cui mi concentro sul mio personaggio. Sottolineo quindi le mie battute, con l’evidenziatore.

E poi torno a leggere le battute per una quantità di volte che si avvicina all’infinito. Perché soltanto quando la memoria sarà ben salda che potrò davvero entrare nel mio personaggio, senza dovermi concentrare sulle battute. Assicurati quindi di imparare a memoria il copione molto presto.

2. Annoto gli stati d’animo.

Solitamente, la fase successiva del mio personale processo di identificazione, riguarda i sentimenti e le emozioni che prova il mio personaggio quando è presente in scena. Si tratta di uno stadio che preferisco portare a termine in collaborazione col regista, seguendo anche le sue indicazioni. Indicazioni che, spesso, possono essere davvero illuminanti.

Una volta fissato quale è lo stato d’animo del mio personaggio nei vari momenti in cui è in scena, scrivo di fianco alle battute quello che prova. A volte mi basta scrivere anche solo una parola, come ad esempio “paura”.

Altre volte, trovo più incisivo scrivere in prima persona quello che il mio personaggio sta sentendo. Un “lo odio con tutta me stessa” riferito ad un personaggio con cui il mio sta litigando mi aiuta a detestare davvero la persona che in quel momento interpreta il mio rivale o nemico.

3. Cerco di capire chi è davvero il mio personaggio.

Questa è probabilmente la parte che trovo più difficile e entusiasmante del processo di immedesimazione del personaggio.

In questa fase cerco infatti di capire chi è il mio personaggio, che tipo di persona sia. Certo, quando il personaggio in questione mi sta istintivamente simpatico, generalmente mi viene anche spontaneo capire il motivo delle sue azioni. Questo capita, quando si accende la scintilla e mi sento, fin da subito, connessa al personaggio.

Altre volte invece capita esattamente il contrario. Mi è successo, ad esempio, di avere antipatia per il mio personaggio alla prima lettura del copione. Recentemente mi è successo con “7 minuti” di Stefano Massini in cui interpretavo un’operaia diametralmente opposta al mio modo di essere.

È in questo tipo di occasioni che mi impegno ancora di più.

La prima cosa che faccio, è domandarmi come è la sua vita quotidiana al di fuori della vicenda raccontata in scena. Mi domando che tipo di rapporto possa avere con un eventuale miglior amico,  se sia single oppure no, ecc…

Poi mi concentro su quelle cose apparentemente banali, ma che a ben guardare possono dire molto sulla personalità di un individuo. Mi chiedo, per esempio, se il mio personaggio è uno di quei tipi che sono scattanti fin dal primo risveglio, o se al contrario è un musone fino a quando non beve il caffè. O ancora, quale possa essere il suo colore preferito, se ha un animale domestico e così via.

Contemporaneamente, cerco anche di capire come è stata la vita del mio personaggio prima della vicenda raccontata dalla messinscena. Cerco di immaginarmi la sua infanzia, di vedere il mio personaggio da bambino. Cerco di capire come è la sua famiglia, come erano i suoi genitori.

In una parola, provo ad immaginare il passato del mio personaggio.

E se il personaggio in questione vive la sua vita in una epoca diversa dalla mia, questa fase è preceduta da una stimolante ricerca, in cui vado a spulciarmi il periodo storico in cui il testo teatrale è ambientato. È quel che ho fatto, ad esempio,  per il mio ultimo spettacolo ambientato nella Germania nazista.

Tutto ciò che riesco ad immaginare del mio personaggio, lo riporto su un foglio di carta.

Generalmente scrivo la storia del mio personaggio in prima persona, ma non è una regola fissa.

Quel che è invece certo, è che questa fase è per me fondamentale.

Scrivere la storia passata del mio personaggio mi aiuta a comprenderlo. Mi fa vedere il mio personaggio come una persona vera. Così il mio personaggio prende vita. Ed è così che riesco a trasferirmi idealmente nella sua vicenda. È in questo modo che riesco a stabilire delle connessioni tra le mie esperienze e quello che prova il mio personaggio in scena.

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4. Divento il mio personaggio

Una volta portata a termine la fase precedente nel migliore dei modi, questa ultima tappa della immedesimazione avviene per me in modo naturale.

Quasi senza rendermene conto, mi ritrovo a difendere e a trovare delle giusitificazioni al mio personaggio, anche quando evidentemente sta sbagliando. In questa fase del lavoro, mi piace dire che divento la migliore amica del mio personaggio.

Ma forse è più giusto dire che in realtà io divento il mio personaggio.

Capisco, cioè, fino in fondo il suo modo di vedere le cose. Condivido la sua scala di valori.

Trovo normale e giusto quel che il mio personaggio dice e fa. E quindi faccio mio il personaggio e lo vivo sul palco.

5. Esco dal personaggio!

Certo, è importantissimo per un attore sapersi immedesimare nel personaggio che deve interpretare.

Ma è fondamentale anche saperne uscire. Per quanto tu “ti senta” il tuo personaggio, per quanto profonda sia la connessione, ricordati che sei pur sempre un attore e durante le prove ti ritroverai a dover interrompere molto spesso il legame con il tuo personaggio per poter ricevere le direttive del regista.

Saper entrare e uscire dal personaggio velocemente è una delle capacità di un attore più apprezzate dai registi. A meno che non sia già un talento innato, richiede molta pratica e concentrazione.

Inoltre, a volte l’immedesimazione è così intensa che anche dopo la fine dell’ultima replica ti rimangono dentro “pezzi” del tuo personaggio, tanto da influenzare addirittura il tuo modo di essere o le tue abitudini. Tanti grandi attori hanno avuto seri problemi psicologici dopo aver dato tutto nell’interpretazione di personaggi estremi.

Ti consiglio quindi di fare attenzione e mantenere sempre un piede a terra, o almeno di sviluppare le tue personali “uscite di sicurezza” dai personaggi che interpreti.

Tu come ti immedesimi nei tuoi personaggi?

Queste sono le piccole regole che cerco di seguire per riuscire a indetificarmi nel personaggio. Sebbene sia consapevole che non si tratta di regole universali, spero che tu possa prenderne spunto o che possano in qualche modo tornarti utili.

Se invece utilizzi un altro metodo, scrivi quali sono i tuoi personali principi nei commenti!

Alla prossima!

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