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Elsa Morante, la vita di una grande scrittrice

Elsa Morante, la vita di una grande scrittrice

Indice dell'articolo

Elsa Morante è stata la prima donna a vincere il Premio Strega con L’Isola di Arturo. La Storia, romanzo dedicato alla tragedia del nazifascismo, è stato incluso dal Club norvegese del libro tra i 100 libri migliori di tutti i tempi. 

Già questi due scarni dati basterebbero a farci capire l’importanza di Elsa Morante per il secolo breve. Ma oltre che romanziera e intellettuale di grande successo, è stata donna caparbia e consapevole del ruolo di cruciale importanza che la letteratura e l’arte rivestono nella realtà storica. 

Elsa Morante e la passione per la scrittura

Elsa Morante nasce a Roma nel 1912 da Irma Poggibonsi, maestra elementare ebrea, e Francesco Lo Monaco, postino siciliano. Ma è il marito della madre, Augusto Morante, a crescere sia lei che i suoi tre fratelli. La scrittrice, infatti, lo crederà suo padre naturale fino all’adolescenza.

La Morante dimostra sin da piccolissima un’eccezionale attitudine per la scrittura. Quando è ancora molto giovane scrive fiabe, poesie e racconti per bambini, che pubblicherà su riviste quali il Corriere dei piccoli e Oggi, ricorrendo a pseudonimi maschili per la pubblicazione. 

Terminata la scuola, Elsa Morante si iscrive alla Facoltà di Lettere, che deve interrompere per problemi economici. Sceglie pertanto di mantenersi attraverso le ripetizioni private di italiano e latino e attraverso le collaborazioni con giornali e riviste. Proprio grazie a questa attività, la Morante scopre la sua vena narrativa e le sue doti soprattutto nel genere del racconto. Molti degli scritti della Morante di questi anni confluiranno nel Gioco segreto, antologia di racconti pubblicata per Garzanti nel 1941.

L’incontro con Moravia

Risale allo stesso anno il matrimonio con Alberto Moravia, all’epoca già intellettuale di rilievo. Il loro legame travagliato -e a volte anche competitivo- consentirà alla scrittrice in erba di entrare in contatto con molti degli intellettuali di maggior spicco, alcuni dei quali protagonisti della resistenza al fascismo, come Giorgio Bassani, Umberto Saba e soprattutto Pierpaolo Pasolini. 

Elsa Morante e Alberto Moravia
Elsa Morante e Alberto Moravia

Nonostante gli stretti rapporti con la Neoavanguardia, la Morante non si lascerà mai ricondurre ad una corrente letteraria ben precisa. Elsa Morante, infatti, raggiunge nel corso dei vari esperimenti letterari uno stile unico e personalissimo.

La genesi del primo libro: Menzogna e sortilegio

In seguito all’accusa di antifascismo a Moravia, la coppia è costretta a rifugiarsi a Fondi, in Ciociaria, fino alla fine della guerra.

Questi anni e la ruralità dei luoghi offrono ad entrambi diversi motivi di ispirazione per i rispettivi romanzi. Moravia scrive La Ciociara, la Morante si dedica alla stesura del suo primo romanzo, Menzogna e Sortilegio. Elsa Morante pubblicherà il romanzo nel 1948 grazie all’aiuto di Natalia Ginzburg, riuscendo a vincere il Premio Viareggio, a pari merito con Aldo Palazzeschi. 

Il romanzo è ambientato in un piccolo paesino del Meridione e la voce narrante è Elisa.

Elisa è l’unica superstite dell’assai intricata vicenda familiare che si dipana nel corso di 20 anni e che è responsabile della sua stessa nascita. 

Amori, tradimenti, torti e menzogne fanno da sfondo a una storia di personaggi banali e inetti. I loro ritratti vengono tratteggiati con toni sfarzosi ed eccessivi in una dimensione spazio-temporale volutamente sfumata e imprecisa. 

È proprio il contrasto tra realtà e fantasia a costituire il cardine su cui si impernia l’intera opera, che suscitò apprezzamento da parte di critici italiani e non.

Grazie a questo successo, Elsa Morante può finalmente godere di stabilità economica. Ed è proprio in questo periodo che si dedica per quasi 10 anni alla stesura di uno dei suoi capolavori più amati: L’Isola di Arturo. 

I libri-capolavoro di Elsa Morante 

Sia Menzogna e sortilegio che L’isola di Arturo sono caratterizzati dalla forte influenza del romanzo ottocentesco russo e francese. Toni favolosi si intrecciano ad una narrazione scarna e realistica, creando un racconto spesso dai toni fanciulleschi, che intende riprodurre e dar voce alla personalità ancora acerba dei protagonisti. 

L’isola di Arturo

Il secondo romanzo di Elsa Morante esce nel 1957. Vede come protagonista il giovane Arturo, confinato nell’isola di Procida, dove vive in un tempo indefinito, scandito dall’eterno alternarsi delle stagioni. 

Immerso in quest’ambientazione favolosa, Arturo vive nel ricordo della madre, appeso ad una sola immagine di lei prima che morisse di parto. Ma vive anche nel mito del padre, misteriosamente assente per lunghissimi periodi dall’isola. 

La vita del giovane subisce una scossa nel momento in cui il padre torna con una nuova moglie, una sedicenne di nome Nunziata. Da un iniziale sentimento di avversione e gelosia verso la giovane matrigna, Arturo sviluppa attrazione verso la ragazza, di poco più grande di lui. 

L’Isola di Arturo, che è un Bildungsroman (Romanzo di formazione), si conclude con il crollo delle illusioni e con il conseguente passaggio all’età adulta di Arturo.

Il giovane, rifiutato dalla matrigna e divenuto consapevole dell’omosessualità del padre, lascia ormai disilluso l’isola, metafora dei sogni dell’infanzia, per recarsi al fronte e combattere. 

L’opera preannuncia in alcune sue linee narrative uno dei grandi temi, su cui si incentrerà la Storia. Ovvero l’abisso tra il mondo dei piccoli, qui avulso dalla realtà storica e immerso in una dimensione onirica, e la Storia con la s maiuscola, indifferente a quanto accade ai cosiddetti “idioti”.

L’autrice negli scritti successivi tenderà tuttavia a mitigare l’elemento fiabesco e fanciullino, per orientare il suo stile verso una dimensione sempre più cruda e asciutta. 

La Storia: prodromi di un romanzo

Subito dopo il successo de l’isola di Arturo, la Morante viaggia molto insieme a intellettuali e amici in India, Cina, Brasile, Stati Uniti e Messico. 

Si dedica anche alla televisione e al cinema. In quegli anni aiuta l’amico Pasolini nella regia di numerosi film, interpretando anche una comparsa in Accattone, film del 1961.

Questi sono anche gli anni degli amori impossibili della Morante. Risale a questo periodo la tormentata relazione con Luchino Visconti, seguita dal legame con il pittore americano Bill Morrow.

La morte di Morrow, precipitato accidentalmente da un grattacielo, segnerà nel profondo la scrittrice. Cadrà in uno stato di sconforto ed inquietudine che la accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni. 

Nelle opere di questi anni, Pro e contro la bomba atomica e nella raccolta di poesie Il mondo salvato dai ragazzini, emergono la preoccupazione e l’inquietudine dovute ai nuovi sviluppi storici e al clima di terrore e vessazione. 

Ma è nella Storia, romanzo capolavoro, che esplicita le sue riflessioni sulla grande e sulla piccola storia. E darà prova di essere una intellettuale militante e attenta alle voci degli ultimi. 

La Storia

Con La Storia, romanzo del 1974, la Morante intende ripercorrere le vicende dell’occupazione nazista in Italia. Il punto di vista è di Ida Ramundo, maestra elementare, e dei suoi figli. Antonio Mancuso avuto dal marito deceduto, e Useppe, concepito a seguito della violenza sessuale subita da un soldato tedesco ubriaco. 

La narrazione segue anno dopo anno le vicende di Ida, Antonio e Useppe, anche se la nascita di quest’ultimo segna un punto di svolta nella narrazione. La voce narrante sposta il focus su questo bambino dalla straordinaria personalità, sempre affascinato e fiducioso di fronte alle infinite possibilità che la realtà offre. 

Ogni capitolo del libro si apre con una breve e schematica rassegna degli eventi della grande Storia. Seguono poi le vicende dei tre protagonisti, perlopiù ambientate nei quartieri della periferia di Roma.

L’intento della scrittrice è quello di mettere in contrapposizione l’insensatezza della Storia con il dolore delle vittime innocenti che essa genera senza sosta. 

Questo poderoso romanzo corale, pubblicato solo in edizione economica dalla casa editrice Einaudi per volere dell’autrice, fu oggetto di pesanti stroncature da parte della critica.

In particolare, fu rinfacciato alla Morante il ricorso al narratore onnisciente, in netta contrapposizione con le concezioni del Neorealismo. E anche il punto di vista degli umili, ritenuto da molti una trovata populista. 

Anche la visione disillusa e pessimistica della storia, che si coglie dal sottotitolo “Uno scandalo che dura diecimila anni”, non piacque a molti recensori. Lo stesso Pasolini criticò duramente il romanzo della Morante, sancendo la definitiva rottura dei rapporti tra i due. 

Aracoeli

In Aracoeli, ultimo romanzo della Morante uscito nel 1982, i toni si fanno ancor più cupi e pessimistici.

Manuele è un omosessuale che conduce una vita solitaria a Milano. Nel corso del romanzo ripercorre da un lato la sua infanzia, in parte racconta il viaggio in Andalusia, paese d’origine della madre. 

Il bisogno di amore, la nostalgia del passato e il legame edipico con la propria madre sono temi assai cari alla scrittrice e da lei già precedentemente affrontati, ma qui si ritrovano fusi in un’atmosfera incupita e rovesciata rispetto all’Isola di Arturo. 

Il protagonista, vecchio e solo, affronta un viaggio dantesco senza redenzione. È da questo motivo che si coglie il definitivo pessimismo della Morante degli ultimi anni, che raggiunge ormai vette leopardiane.

Gli ultimi anni e la visione della letteratura

È proprio durante la stesura di Aracoeli che la Morante si rompe un femore e sarà costretta a letto.

Ciò la getta in uno stato di depressione tale, da indurla ad un tentativo di suicidio aprendo i rubinetti del gas, prontamente sventato dalla governante. 

La scrittrice muore due anni dopo, nel 1985, a causa di un infarto, dopo che Moravia si era battuto per ottenere un sostentamento da parte dello Stato nell’affrontare le dispendiose cure mediche. A seguito della sua battaglia viene varata la legge Bacchelli.  

Elsa Morante, grazie alle sue straordinarie capacità di leggere le trame della storia, ha realizzato con la sua opera un’alternativa al Neorealismo: puntando su una narrativa in bilico tra onirico e favoloso, ha trovato nello scavo attraverso la memoria e l’interiorità la chiave per leggere la realtà.

“Elsa Morante. Una vita per la letteratura”

Se ti affascina la figura di questa grande autrice italiana, la sua vita e la sua militanza attiva, allora ti consiglio di leggere la biografia scritta da René de Ceccatty che ripercorre le vicende biografiche di Elsa Morante.

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