Il teatro è il luogo in cui l’impossibile diventa possibile, in cui tutto può cambiare, in cui la magia esiste. E questo accade dentro e fuori le mura teatrali, su un palco o in una piazza. Cosa accade quando questa magia, questa libertà di azione viene trasferita in un carcere?
È il grande progetto che ha reso il nome di Armando Punzo una garanzia a livello nazionale e internazionale.
Gli inizi a Napoli e il trasferimento in Toscana
Armando Punzo nasce a Cercola, un paese in provincia di Napoli, nel 1959. Sarà proprio nella capitale partenopea che inizierà la sua attività teatrale nel 1978 con spettacoli di strada del Teatro Laboratorio Proposta.
Nei primi anni ’80 si trasferisce in Toscana. Qui avvia la sua collaborazione con il gruppo L’Avventura e lavora all’interno del Centro di Cultura Attiva Il Porto. Successivamente lavora come aiuto regista di Thierry Salmon.
Sempre negli anni ’80 fonda l’associazione culturale Carte Blanche (di cui è attualmente direttore artistico) con lo scopo primario di produrre e promuovere le iniziative teatrali ed artistiche frutto della sperimentazione e della ricerca.
Nello stesso anno (1987) debutta in scena lo spettacolo “Etty da Diario 1941/1943” di Etty Hillesum di cui firma la regia, in occasione della prima edizione del festival VolterraTeatro.
Sempre al festival VolterraTeatro, due anni dopo, nel 1989 presenterà la sua regia dello spettacolo Verso Camille Claudel.
Il lavoro in carcere, la nascita della Compagnia della Fortezza
Nel 1988 inizia il lavoro che porterà la sua firma: il progetto di Laboratorio Teatrale nella Casa di Reclusione di Volterra tenuto proprio con i detenuti.
Nasce da qui la Compagnia della Fortezza, uno dei primi progetti di teatro in carcere in Italia (insieme a quelli di Vannuccini a Rebibbia nato intorno al 1982 e quello di Pagano a Brescia nel 1984).
Erano inizialmente previste poche ore di laboratorio, ma aumentano sin da subito, appena comprese le potenzialità del progetto.
«l’assiduità e la continuità del lavoro svolto con i detenuti è da sempre una delle caratteristiche della Compagnia della Fortezza»
Dal sito della Compagnia

Questa è la caratteristica che contraddistingue la compagnia di Armando Punzo da tutte le altre esperienze e sperimentazioni di teatro in carcere.
L’attività alla direzione della Compagnia conta decine di spettacoli, molti premi, sperimentazioni fra classici e originali.
Il primo spettacolo portato in scena viene proprio dalla tradizione: “La gatta cenerentola” di Roberto de Simone. Si tratta di uno spettacolo che si ispira alla fiaba omonima, contenuta ne Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile.
Altri spettacoli degni di citazione sono sicuramente i pluripremiati “Marat-Sade” di Peter Weiss, “I Negri” di Jean Genet e I Pescecani ovvero quello che resta di Bertolt Brecht.
Nel 2000 nasce il “Centro Nazionale Teatro e Carcere” . Il progetto nasce grazie a un protocollo di intesa tra il Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, la Regione Toscana, la Provincia di Pisa, il Comune di Volterra e l’Ente Teatrale Italiano.
Dal 2004 gli spettacoli della Compagnia della Fortezza sono in tournée nei più importanti teatri e festival italiani. Oggi la Compagnia produce in media uno spettacolo all’anno.
È così che il lavoro di Punzo inizia ad alimentarsi di quelle forti emozioni che colgono gli spettatori, ma anche i creatori e gi interpreti degli spettacoli in quei luoghi peculiari.
E si nutre anche di quelle domande nate spontaneamente dalla meraviglia di ciò che accade e che ha sicuramente dell’incredibile.
L’Armando Punzo regista fuori dal carcere
L’attività teatrale di Armando Punzo si svolge anche fuori dai carceri.
Negli anni ’90 ad esempio firma la regia del monologo “Teatro No” (1997), con l’attore Nicola Rignanese.
Dal 1998 ricopre il ruolo di direttore artistico del Teatro di San Pietro di Volterra (nel quale ha sede anche l’Associazione Carte Blanche).
È in questo luogo che vengono presentati ogni anno progetti e rassegne teatrali. Fra questi è d’obbligo ricordare “Il Teatro e la Città” e “Nostalgie d’Autunno”, stagioni teatrali invernali realizzate anche nel Teatro Persio Flacco.
È del 1999 il progetto internazionale “I Porti del Mediterraneo” promosso dall’allora E.T.I. – Ente Teatrale Italiano.
Armando Punzo è scelto come uno dei maestri del teatr. Per l’occasione conduce un laboratorio a Casablanca (Marocco) con quindici attori marocchini, presentato poi in Italia a Bologna al Teatro Duse.
Nel biennio 1999-2000 ha portato alla Biennale di Venezia un progetto che prevedeva un laboratorio produttivo a più tappe con 15 attori, al quale si sono affiancati il Teatro Metastasio di Prato ed il Festival di Zurigo.
La concretizzazione del progetto ha visto così nascere lo spettacolo “Nihil – Nulla”. Lo spettacolo è stato in tournée in Italia e all’estero nel 2002 e 2003 dopo un ulteriore periodo di laboratorio.
Festival e esperienze teatrali importanti
Con l’arrivo del nuovo millennio la presenza di Armando Punzo in festival e teatri aumenta esponenzialmente.
Nel 2004 ha condotto un laboratorio internazionale denominato “Progetto Brecht”, dal quale è nato lo spettacolo “Il Vuoto ovvero cosa resta di B. Brecht”.
Poi l’ anno seguente porta in scena (debuttando al Festival VolterraTeatro) il monologo “Il Libro della Vita” interpretato dall’attore maghrebino ex-detenuto Mimoun El Barouni.
Nello stesso periodo lavora con un gruppo di anziani e da questo progetto nasce lo spettacolo “Amleto – La tragedia della realtà”.
La sua importanza nel panorama teatrale nazionale si concretizza sempre di più fra collaborazioni (come nel 2010 Teatro Metastasio Stabile della Toscana di Prato per la co-produzione di “Hamlice – Saggio sulla fine di una civiltà”) e progetti ambiziosi (come “Mercuzio non vuole morire”).
Il progetto “Mercuzio non vuole morire”
Fra il 2011 e il 2012 si colloca un ambizioso progetto che merita una menzione a parte: “Mercuzio non vuole morire”.
È un progetto nato come altri spettacoli della Compagnia all’interno delle mura del carcere, ma che presto si ritrova ad abbatterne e andare oltre.
Mercuzio, il celeberrimo amico di Romeo nella tragedia shakespeariana qui nelle vesti di poeta sognatore e incarnazione dell’arte e della cultura, diviene simbolo di quanti non vogliano arrendersi alla realtà.
Questo Mercuzio può sopravvivere soltanto se lungo il suo percorso incontra altri pensatori come lui, altri “Mercuzi”. Per questo motivo nasce l’idea di “mettere in viaggio” Mercuzio, per farlo incontrare a più realtà e persone possibili: all’iniziativa aderiscono migliaia di persone tra artisti, compagnie teatrali, associazioni, istituzioni e semplici cittadini.
«Gli artisti, i poeti, gli intellettuali, possono essere schiacciati, sacrificati come sotto un qualsiasi totalitarismo, anche in tempo di democrazia, e quest’ultima sa essere poco tenera alla stessa identica maniera. E a nulla serve l’illusione del potersi esprimere liberamente, quando sono tagliati e abbattuti “culturalmente” tutti i ponti verso chi dovrebbe essere il destinatario ultimo e fruitore della libertà che solo la cultura può dare».
Dal sito della Compagnia
L’impatto internazionale di Armando Punzo
Grazie alla sua esperienza con la Compagnia della Fortezza, Punzo è spesso invitato (in Italia e all’estero) a tenere seminari, conferenze, workshop e laboratori per spiegare la metodologia sviluppata in questi anni con il lavoro all’interno del Carcere e con il progetto I Teatri dell’Impossibile.
Ma il suo impatto internazionale si fa sempre più importante a partire dal 2009.
È in quell’anno che si intensificano i rapporti con la regista libanese Zeina Daccache, sua ex-allieva, che svolge le sue attività con il primo progetto di teatro in carcere nell’area medio-orientale, nel carcere di Roumieh a Beirut, il più popoloso di tutto il Libano.
Punzo è chiamato a Roumieh, grazie all’interessamento dell’ambasciata italiana in Libano, proprio per consolidare l’esperienza teatrale che stava nascendo in quei luoghi, presenza che risulta decisiva sul piano istituzionale e su quello prettamente artistico.
Oltre che in Libano, Armando Punzo viene chiamato anche a Santiago del Cile nel 2010 per intervenire al primo simposio internazionale di teatro e carcere in America Latina ed Europa.
Questo successo internazionale e i grandi risultati ottenuti dalla Compagnia della Fortezza spingono Punzo a un nuovo grande progetto: quello di trasformare la Compagnia della Fortezza in teatro stabile e fare del carcere di Volterra un vero e proprio istituto di cultura anziché di pena.
Quel che certamente definisce lo stile di Punzo è l’andare oltre i luoghi convenzionali e il professionismo accademico.
I suoi attori sono non professionisti anche all’esterno del carcere, come testimonia l’esperienza datata settembre 2015 di “Paradiso – Voi non sapete la sofferenza dei santi“, lavoro che ha visto Punzo lavorare con un gruppo di cittadini del Quartiere Tamburi di Taranto.